La mia esperienza della schizofrenia

Quando mia madre tornava in convalescenza dalla clinica psichiatrica, io

non sapevo cos’era la schizofrenia.

Adesso che ho curato degli schizofrenici e dei malati psicosomatici, so

solo che la verità dell’uomo è più forte e più grande di qualunque aberrazione

o malattia psicofisica.

Da piccolo mi rendevo conto che le medicine non facevano niente e la clinica

psichiatrica tanto meno. Ogni volta che mia madre tornava era sempre più

vuota di vita dentro e mio padre non capiva. Io sentivo ma non sapevo spiegarla

e mi rendevo conto, inoltre, che una malata in famiglia faceva comodo a tutti

tranne che a me che ero costretto a restare in casa per fare compagnia alla

mamma, mentre gli amichetti fuori sciamavano felici dietro un pallone o le biglie

colorate.

Confesso che fin da allora il compito cui ero ben “addestrato” era “non

vincere mai” per non dispiacere all’altro, soprattutto alla mamma. Io dovevo

perdere perchè solo così la mamma “stava bene” e papà non me le suonava.

Così sono diventato buono, uno dei più buoni e bravi ragazzi del paese, un

buon fesso, insomma!!

La vita, invece, esige lo spirito di adattamento solo come progresso per la

perseità dell’uomo. Il valore di persona si misura non solo dalla capacità di

adattarsi, ma anche da quella di esprimere la propria forza interiore senza occupare,

distorcere, alienare, schiavizzare gli altri, anzi aumentandoli nella propria

potenzialità interiore e nella realizzazione esistenziale, lasciandoli liberi

di decidere la propria vita.

10

Così ho svolto un training decennale di psicoterapia e, consaputa l’esperienza

passata di mia madre, dentro me, la macchina alienante non ha più senso,

l’innesco non ha più luogo, l’“alieno” non è l’Io e la psicoterapia si può

dire inutile perchè in me l’Anima è.

A questo punto, se così non fosse, la psiche non serve più a niente o non

c’è, per lo meno se ci si concede un valore di esseri intelligenti. Bisogna ammettere

che tutte le teorie sull’essere psichico dell’uomo sono ideosincrasie di

comodo per affermare non l’Io Ontico dell’uomo, ma la possibilità di un

marionettismo più sofisticato.

Chi vive sottratto a se stesso da circuiti mentali che non lo configurano

realtà esistente, corporea e agente, non é un uomo e non merita tale considerazione.

E’ un pó un’ideologia dove si puó distinguere la maschera dalla persona

reale. Ma per me é difficile non sentirmi uomo se sento la mia carne ed anche

la mia rabbia.

Io posso avere dentro di me, cosciente, l’ossessione di essere considerato

un reprobo, un disadattato, uno schizofrenico, un essere negativo, perchè non

sono impiegato, sposato, non ho più di una laurea, la villa al mare e in montagna,

perchè sono uno sconosciuto e non ho raggiunto il successo di una grande

personalità di fronte ad un vasto pubblico.

D’altra parte so che avere successo, la villa al mare, etc., non costituisce

valore di essere nè salute psichica o fisica e, se mi guardo nell’intimo, non

trovo niente eccetto me che ascolto.

Adesso io non so specificare oltre questo il mio Io Ontico.

Mi sento eccessivamente o semplicemente logico, ma allora la mia logica

è umana e c’è un valore spirituale in questo.

Mia madre è morta suicida. Aveva una forma di psicosi endogena a carattere

depressivo. Quando il suo psichiatra mi ha detto questo, io ho sentito piuttosto

la sua prigione di ghiaccio nella quale soffoca la sua interiorità. Io ero

andato per conoscere qualcosa di più sulla mia vita – mia madre non c’era più

ormai – ma nelle sue griglie non poteva filtrare la mia vita.

11

LA MIA ESPERIENZA DELLA SCHIZOFRENIA

“Il suicidio di un paziente è probabilmente l’esperienza più terribile che

può accadere ad uno psichiatra nella pratica professionale”1, ammesso che uno

psichiatra faccia caso a queste esperienze.

Mia madre parlava poco con me e spesso aveva degli eccessi di rabbia nei

quali io ci rimettevo inerme. Ho pensato per diverso tempo che, in fondo, tra la

gente non ci fosse poi tanto bisogno di parlare: poi mi sono un pò ravveduto.

Ho incontrato molte persone che parlavano poco nella mia vita, e ci sono effettivamente

persone che parlano poco e di cui si pensa che abbiano un grande

mondo interiore; quando questo è vero, traspare anche dal silenzio, altrimenti

è un falso patologico di cui si può ammantare chiunque riveste un ruolo di

potere.2

La veritá piú tremenda della sofferenza silenziosa é quando l’apparato

vocale dell’io é bloccato a non poter dire tutto il rugginare macchinoso dei

propri pensieri assurdi.

Spesso nel paziente, ma anche in tante persone, è cosciente il fatto di

non poter fermare la catena dei propri pensieri inutili. Ho incontrato nei miei

clienti, diverse volte, questo tipo di pensiero ossessivo, ma la mia esperienza

più bella in proposito è stata sempre di riuscire a fermarlo per allargare, quegli

spazi vuoti, di realtà vera.

Persino le ossessioni più ostinate non hanno durata ed io mi accorgevo, di

volta in volta, di avere una forza semplice di realtà, un modo di convincere

dentro la propria dimensione. Per potere questo, spesso ho vagato nei fantasmi

psichici e parapsichici dell’altra entità-individuo che mi era di fronte.Più semplicemente

però, mi sono ritrovato con lui a scoprire il mondo della realtà dietro

la cosificazione razionale che solitamente se ne ha.

L’immissione cosificante che si fa nell’uomo è aberrazione rispetto al sentire

vibrare costantemente un fiore, una pianta, l’acqua e il mondo vivente nel

piacere della propria azione. Anche spaccare una pietra con la mazzuola di

1. WEISS G. M. A., .Il paziente suicida., in Manuale di psichiatria di Silvano Arieti,

Boringhieri, 1962.

2. Dal mio silenzio ho imparato a far sgorgare i cuori veri.

12

ferro puó fare un contatto totale di effervescenza euforica, soprattutto se il pericolo

delle schegge ti scivola addosso lasciandoti immune … e l’amico canta

con te.

Quando poi ti ritrovi a guardare inebetito di meraviglia la pianticella che

é spuntata da un seme nella terra, un uccello che ti cinguetta vicino o un pesce

sott’acqua che ti scivola appresso curioso e ti guarda negli occhi, tranquillo,

… allora senti la tua pace nascere dalle tue viscere e colmare il mondo.

Sai che devi mangiare e conosci pure il gusto di cacciare, ma, soprattutto

nel fare, insegui e ridondi ad ascoltarti piacere di vivere.

Ma la pace più bella è quando incontro dentro un altro essere umano.

Spesso la certezza di ciò che sono si compiace di estraniarsi per ritrovarsi. Alcune

volte mi accorgo di interrogare me vivente da un mondo di morti lontani,

di vuoti morali, come se un universo cupo, al di sopra di me, invade la mia

mente per colpire il mio volo di vita: di fatto, anche se la domanda o il pensiero

è in me, io mi sento un estraneo dentro. Allora cerco un amico vero, un amico

puro, per sentire di nuovo la mia stessa vita intatta correre in me e in lui.

Mi sento bianco a trasparire l’aria di sole.

Cosí … un sogno … uno dei miei tanti veri …

“ … ero con le donne del mio gruppo, poi mi trovo da solo. Sto guardando

me, mi vedo molto bello, con gli occhi luminosi … sono in una stanza

dove c’é un camino e c’é anche una bella luce. Sto amando quell’immagine

di me e, ad un certo punto, le chiedo, rendendomi conto che sono scisso perché

guardo dall’esterno: ‘ma io, dove sono?’ …. e Lui, con semplicitá, ma

intuendo quasi la mia paura (quella di rimanere scisso) senza parlare e

guardandomi dolcemente, si prende la mano e mi fa segno di tirarmi dei pizzicotti.”

Io ho capito e lo faccio in sogno, ma non in realtá nel mio corpo. Comunque

mi sveglio ed é la prima volta che ho vissuto una esperienza di scissione

comprovandola a me stesso.

Ho avuto la gioia, cioé, che ogni parte di me é con me e non mi tradisce,

ma mi ama: da questo posso asserire con certezza autoevidente che la schizo13

LA MIA ESPERIENZA DELLA SCHIZOFRENIA

frenia, per me, non esiste perché comunque Io sono con me.

Il mare di luce che c’era nei miei occhi (era maturo, giovane e bello allo

stesso tempo) in quell’anima pura che non ne é il riflesso, ma l’essenza che

sono, mi inebria piacere reale di vita vera, senza piú bisogno di speranza.

La speranza é l’attesa che altri vedano dove l’essere é umano. Ed Io non

voglio altri che mi osservino dove Io sono!

A me piacciono gli Esseri veri con cui fare festa.