Istituto di Ontosofia Psicosomatica
Bari, Italy
“Io ti conosco e tu mi conosci” cominciò così, circa 24 anni fa nello studio di uno psicoterapeuta a Roma uno studente di Psicologia, la sua prima seduta di training.
Era evidente il riferimento al detto delfico “conosci te stesso” e quello studente proveniva proprio dalla Magna Grecia (Sud Italia) ma, nella sua coscienza era stata rimossa la saggezza di quei maestri che avevano seminato e coltivato quella straordinaria fioritura di civiltà nell’Arte e nella Scienza: l’armonia cosmogonica che nutrì e sviluppò le radici della cultura occidentale. Quello studente non sapeva più ormai, come tanti individui del nostro tempo, che l’armonia che aveva creato l’universo e l’essere umano proveniva direttamente secondo Esiodo (e altri pensatori dell’epoca) dal dio Eros.
Oggi gli astrofisici riscoprono che il Sole emette una nota che dura 24 ore, esattamente il tempo di rotazione del pianeta Terra intorno al proprio asse. Potremmo pensare poeticamente che il Sole canta o suona e la terra balla su questa armonia. Forse solo lo slancio poetico da una mente che medita filosoficamente sulla propria Natura-Vita può esprimere il succo, l’essenza di quelle visioni che gli antichi maestri fondatori della cultura occidentale vissero oltre 2500 anni fa. Come una visione può motivare oltre i millenni il senso ancora attuale della conoscenza reale?
Come è possibile che il moto visionario di alcune intelligenze vissute nel VI sec. a. C. abbia creato le più importanti religioni e filosofie del mondo? Lao Tze in Cina, Mosè in Egitto, Budda in India, Pitagora in Magna Grecia stanno facendo vivere a noi e a tutti i fedeli della Terra la potenza delle loro visioni, e tutta la loro teoria (via al dio, in ricerca o ritrovamente) coincide e si ritrova nel senso di un principio creatore che ama e crea per amore e vuole per amore l’armonia del creato. Esattamente il contrario della guerra in Kossovo o di ogni istinto guerriero, penserà qualcuno qui in sala.
Il trainer di quello studente non si rese conto lì per lì di tutto il senso psichico di quel “Io ti conosco e tu mi conosci” anche se trasalì visibilmente sulla poltrona.
Vent’anni fa gli psicoterapeuti italiani vivevano ancora la soggezione alle teologie occidentali e/o orientali e ricercavano la psicologia dell’Essere frodandone i significati da dove non sapevano esserci dotta ignoranza e determinazione alienante invece che maieutica rinascente dal sophos ontico-umano , dalla sperimentazione e pratica clinica. Mentre dalle radici della cultura occidentale Eros, il dio creatore increato illuminava da sempre insieme alla propria anima divinissima (cfr. Plotino): Eros e Psiche sono sempre stati l’identica ipostasi. Psiche è sempre stata, nella mitologia da una parte la pulsazione umana verso la divinizzazione attraverso la vita individuale (Paideia secondo Jager) e dall’altra parte l’identica sostanza divina che traeva a sè dalla Luce primordiale, increata dell’Universo. Una sorta di anticipazione visionaria, filosofica, del principio di autorganizzazione della materia enunciato da E. Schrödinger. Nell’uno e nell’altro caso questa idea portante e unificante nella fisica (physis) e nella psichica (psyché) si è persa. Tant’è vero che Einstein e i fisici odierni cercano ancora la teoria unificante dei campi energetici e gli “psichici” (psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, psicanalisti, filosofi, ecc.), cercano altrettanto la legge o l’anello di trade-union tra psiche e soma. Fisici e psichici, scienziati e artisti, pensatori e uomini della strada hanno sicuramente perso in gran parte la capacità metamorfica, trasformazionale propria della realtà erotico-psichica delle origini della filosofia occidentale.
Eros e Psiche coniugavano nella mitologia il processo della conoscenza attraverso la capacità propria di forgiare, plasmare l’Armonia così come il Sole e la Terra si plasmano reciprocamente per ottenere la vita, noi viventi.
Dire che questo è un caso significa affermare semplicemente che quello psicoterapeuta romano non conosceva e non voleva conoscere le radici del proprio pensare circa se stesso e lo studente di fronte a lui: significa che una contro tendenza cerca di annichilire il senso della vita qui e adesso. Se noi ammettiamo che è solo un caso il fatto che Freud, Jung, Adler e tutti gli altri iniziatori della psicoterapia non si siano accorti che le parole che loro usavano (Psiche, Terapia, Immagine, Forma, Soma, Farmacologia, Sofia, Cosmo, Fisica, ecc.) erano state coniate oltre 2500 anni prima, con una precisa intenzionalità metamorfica ossia mediatrice della Realtà Reale, allora neghiamo loro il senso di esseri intelligenti e alla parola, ad ogni verbo, l’essere strumento per l’autentica psicoterapia. Il movimento avviato dalla cosmogonia di quegli antichi maestri, la dinamica di Eros e Psiche, nutre non solo la persona, bensì tutto ciò che è transpersonale: la Psiche non è solo individuale bensì collettiva. Lo psicoterapeuta romano censurato nella sua ideazione creativa da due millenni e più di romanità e cattolicesimo imperante e condizionante, non avvertì che l’impulso alla conoscenza dello studente era la risultante di due divinità vetuste mai morte o sempre vive nella cultura occidentale, Eros e Psiche appunto. Non è paranoico o eccessivo vedere in un individuo di fronte a noi in psicoterapia, la risultante di innumerevoli interazioni sistemiche, storiche, culturali, biologiche, materiali del cosmo fluido-dinamico. Una delle aberrazioni che i sistemi alienanti e le loro istituzioni fanno nei confronti dell’Essere individuale e dell’Essere Psiche individuale e collettivo è quella di scinderlo e isolarlo dalla dinamica armonica della Realtà sapiente. La caratteristica di ogni dominazione storica è quella di scorporare (togliere corpo) e scindere i miti e le credenze della civiltà dominata. Questo movimento nel corso della storia umana ha creato talmente tante scissioni, frammentazioni dell’Essere vivente umano che alla fine, come oggi è, la tendenza alla disgregazione schizofrenica è divenuta psicogenetica, parte cioè della stessa entità umana. L’amore per la Psiche e la Psiche per l’Eros, pur essendo rimasti il motore immobile della dinamica della civiltà, sono costantemente soggetti alle “forche caudine” di quella tendenza settorializzante, disgregante l’Essere Vivente che si mostra evoluta nell’aumento silenzioso ed implacabile della schizofrenia nell’umanità (46milioni secondo le statiche OMS).
Nell’antico mito alle radici della cultura occidentale c’è la risposta al disordine della salute mentale e psicosomatica dell’essere umano. Ma è una risposta che va amministrata con saggezza maieutica, non con aggressività rivoluzionaria, bensì con aggressività vitale e intelligenza innovatrice, rispettosa del principio di autorganizzazione della salute che ogni individuazione ha in sè. La dinamica mitologica tra Eros e Psiche rappresentava bene per i maestri dell’epoca, la via d’uscita da qualunque problema singolo o collettivo. Pensiamo all’enantiodromia di Eraclito come moto unificante degli opposti principi e di correnti provenienti dall’oriente e dall’occidente. L’idea fu gettata: è possibile unificare per ritrovarsi senso della Realtà, per poi partire nuovamente alla ricerca di un’ulteriore conoscenza. Eros è l’amore per la luce della conoscenza: il dio è alleato a Zeus quando difende Psiche e la trae dagli Inferi vicino a Zeus quando questi rapisce e si unisce a Ganimede simbolo della bellezza formale e corporale. La luce (Zeus) l’amore (Eros) il bello (Ganimede) e l’anima (Psiche) sono insieme il processo e l’ideale della storia umana: ciò che manca alla guerra per la guerra, alla morte per la morte, alla schizofrenia per la schizofrenia.
Il movimento trasformativo del mito, così com’era coscientemente amministrato nella cultura greca e magnogreca viene bloccato nella civiltà successiva (dalla opposizione romana e cristiana) e si determina l’inciviltà del farmaco a tutti i costi, lo svilimento del principio di saggezza dell’essere psichesoma come capacità naturale di autorganizzazione a favore di una meccanica espropiante terapeutica che razionalizza e vidima solo la terapeutica del fuori umano, solo il senso materiale di farmaco e non quello psicologico ed etimologico di rimedio-veleno, di potenziale individuale e collettivo al servizio di chi lo intende e lo usa sapientemente per la terapia o per l’estasi. Farmakon per i greci era la musica che Pitagora somministrava per curare il disordine emotivo, Farmakon era il teatrare, era il coltivare e il conoscere se stessi, era l’amore per la conoscenza: questo guariva!
Eros era il therapon e il motivo finale dell’impulso d’amore, era l’apollineo conosci te stesso. Solo chi conosceva se stesso, il proprio sé o principio luminoso, poteva e sapeva amare perchè aveva familiarità e intimità con l’anima, con il principio della luce che promanava dall’invisibile Dio. Il motivo che ricongiungeva il primo di tutti gli dei, Eros, alla Luce Creativa dell’universo e all’illuminazione come saggezza che rinasce e sospinge verso la divinizzazione dell’essere umano, somiglia molto alla teoria del Big Bang da una parte e a quella del sempiterno fisico dell’universo dall’altra. Voglio dire che due recenti ed opposte teorie extrafisiche erano contenute tranquillamente e tollerate pacificamente nell’ideazione dei maestri creatori della cultura occidentale. D’altra parte l’associazione filologica di sophos (saggezza), phanes (luce),phonos (suono-voce), psyché (psiche), physis (fisica) nel comune segno “PH” non era un caso nel linguaggio greco, bensì una necessità trasformazionale della psiche personale e transpersonale orientata a conquistare l’olimpo della divinità: la Psiche umana che praticava, attraverso l’amore per la vita e la conoscenza, la propria paideia o via (sentiero) divinizzante.
Il farmakon, l’individuo che contraeva tutte le negatività della polis veniva espulso durante i riti stagionali e poi riaccolto nella comunità con un simbolismo che è simile a quello dell’Agnello di Dio, il Cristo, e la Pasqua di Gerusalemme.
Certi riti-miti venivano amministrati intelligentemente per evolvere la civiltà umana. Oggi non accade altrettanto in molte scuole di terapia fisica e psichica perchè si dimentica a volte coscientemente che il fine della terapia è la soluzione del sintomo d’ingresso, è l’autogestione della salute, è la creatività e il benessere, è l’Eros Psichico: l’Amore per l’anima vivente.
L’intenzionalità dell’Eros costituisce l’altezza, il valore, l’autenticità di una Reale civiltà della Psiche. Noi abbiamo diritto alla civiltà della Psiche, di una Psiche continua che si trova dappertutto nelle relazioni e nella Natura e nel Cosmo. La nostra civiltà epocale di fine millennio è carente sia del senso autentico e cosmico dell’Eros che del senso naturale della Psiche individuale e collettiva. Darwin e Wallace pensavano nello stesso tempo, in due spazi diversi il principio dell’evoluzione; Newton e Leibniz inventano in due modi diversi, in due luoghi diversi ma nello stesso periodo, il calcolo infinitesimale. Ci sono molti esempi di come la spinta della Psiche umana alla conoscenza della Realtà, si muove con una sfera d’azione superindividuale e crea intuizioni del reale oltre i limiti dello spazio ed anche del tempo. B. Russel, negli ultimi anni della sua vita, ammetteva di non avere ancora toccato la profondità del numero pitagorico. E. Schrödinger si meravigliava come da una scuola (quella pitagorica appunto) ritenuta idealista, mistica, irreale e campata in aria, dagli ionici ed eleati, fosse nata tanta conoscenza veritiera e scientifica della realtà mondana (seconda alcuni il calcolo infinitesimale era stato intuito per la dimostrazione del teorema di Pitagora a quei tempi).L’atomo visionato da Democrito attraversa i millenni ed è oggetto, oggi, di acute ricerche e dibattiti nella fisica.
Le terapie su base psichica e musicale (psicoterapia e musicaterapia) sono oggi razionalizzate e riedificate dall’universo filosofico greco ed italiota. Sono questi i pochi esempi di come il tempo di millenni è attraversato dalle semplici e potenti visioni di quei saggi maestri dell’umanità che navigavano peripateticamente intorno al 2500 a. C..
Ma la cosa straordinaria che è stata costantemente rimossa per più di due millenni è che alla base di tutto questo movimento creatore di un’autentica civiltà della conoscenza, c’è sempre stato Eros in amplesso con Psiche. Oggi la cultura dell’Amore in psicologia e psicoterapia ci viene dalla Psicologia Umanistica di Maslow, dalla neopsicanalisi di Fromm e, Rollo May timidamente ci afferma, nel suo libro “Amore e Volontà”, che alla base dell’armonia delle sfere o della musica delle sfere nella concezione pitagorica c’era in qualche modo l’amore sessuale. E’ probabilmente vero dato che nella scuola pitagorica maestri erano sia uomini che donne sia coniugati che non. Ma bisogna intendersi sul significato di amore sessuale in Magna Grecia: non possiamo credere che l’unica civiltà che, secondo Jung, aveva ideato un dio dell’amore, Eros appunto, abbia relegato la divinità solo nel complemento genitale, nell’amplesso meramente sessuale. Tutti gli scritti, le teorie e i miti di quei tempi ci dicono il contrario. Eros non è Afrodite ed è fuori dallo spaziotempo ed è ancora il più forte di tutti gli dei ed è la sua stessa anima divinissima e, come racconta Plotino nelle Enneadi, contiene la sua stessa immagine intesa nel senso di atto interiore-esteriore: imago, im-ago. Da molti frammenti mitologici sembra più Afrodite figlia di Eros che non viceversa come è passata appunto nella nostra memoria-coscienza. D’altra parte, Eros generatore del cosmo non può non essere un’idea pitagorica dato che non esisteva secondo Pugliese Carratelli un’idea di Amore-Anima-Armonia nella cultura guerriera tramandataci da Omero. Anzi gli odierni archeologi ormai distinguono due correnti nella filosofia generatrice della civiltà occidentale: una omerica, guerriera, distruttrice, disarmonica, l’altra, orfico-pitagorica, creativa, pacifista e armonizzante. E’ evidente, per chi conosce l’orfismo, la radice erotom philosophin del dionisismo ed il collegamento all’idea di conoscenza autocreantesi dallo psichismo iniziatico contenuto negli autentici misteri eleusini o in tutte le forme d’iniziazione del mondo presocratico. Dioniso era il dio delle menadi e dei bacchoi, quegli strani danzatori-veggenti che attraversavano l’Europa in lungo e in largo (è stato rinvenuto un tempio orfico in Inghilterra, ad. es.).
E’ chiaro che questo movimento religioso-culturale festoso, estatico ed iniziatico, coinvolgeva popoli e culture attraversandole ed assorbendo ed elargendo conoscenza ed estasi. Peccato pensare che il ballo di S. Vito e tarantolismo eredi storico-naturali di quelle vetuste intuizioni visionarie filosofico-teologiche, possano essere stati considerati per lungo tempo sindromi psichiatriche! Non è azzardato neanche affermare che l’abbaglio nosografico di molto psichiatria moderna sempre caustica verso l’eziologia psichica delle psiconevrosi non riconosce nelle stratificate diagnosi di schizofrenia maniaco-depressiva un’esasperato zelo o gelo meccanicistico a chiudere, imprigionare, ologrammare l’energia erotico-psichica di quelle vetuste propensioni alla danza estatica, alla conoscenza attraverso la visione psichica, tutte doti proprie dell’Essere umano. D’altra parte l’irrisolvibilità drastica che viene associata alla diagnosi di psicosi maniaco-depressiva, la carenza di spiegazioni eziologicamente ed eziopatogenicamente mature, il sospingere sistemico verso la farmacoterapia, delineano una linea -intenzione altrettanto alienante di espropriazione del principio di autorganizzazione psichica della salute individuale e collettiva umana, delineano a volte una consapevole bugiarderia pseudoscientifica ed una notevole ignoranza del valore storico-mitologico. Ma ancora peggio devo dire che in certi casi, arroccarsi dietro il paravento delle diagnosi e dei rimedi esterni, dimostra semplicemente l’incapacità di risolvere i sintomi d’ingresso alla psicoterapia, l’incapacità di corrispondere al senso etiologico ed etimologico della domanda di psicoterapia da parte del cliente-paziente-utente.Gli antichi italioti sapevano che:”Coloro che si prendono cura degli uomini,sono dei”(cfr.pag.234 de “I frammenti pitagorici” a cura di Timpanaro-Cardini ed. La Nuova Italia)
Tutto questo potrebbe significare che dietro l’etichetta del titolo e del diploma di terapeuta, c’è un alienato che continua ad alienare e che, il processo di alienazione erotica e psichica era ben noto ai tempi dei saggi creatori della civiltà occidentale(si confronti Socrate e Alcibiade). Ma questo è un altro interessante capitolo.
Certamente il riferire l’alienazione dell’Essere umano alla divisione dell’Essere androgino operata da Zeus e riportata nel Simposio da Platone, significa abboccare ad una filosofia di copertura del reale problema dell’alienazione che come sapete non trova soluzione e non pacifica le intelligenze psichicamente vigili che abbiano criticamente vagliato il mito platonico-socratico alla luce del tempo di decadenza in cui visse Platone (tempo che ratificò proprio la condanna a morte di Socrate e quindi della saggezza umana) ed anche alla luce della Realtà psicologica del nostro tempo. Una teoria vera, che spiega il reale, risolve anche il reale. Molti miti o teorie psicologiche non risolvono in realtà matura e sana l’essere umano in crisi e quindi devono essere messi da parte a mio parere come congetture virtuali e derealizzanti o alienanti. Ossia vi sono dei processi mitologici o di pensiero nell’uomo che sono portatori di una alienazione millenaria e contengono inoltre il seme della proliferazione del non senso se non saggiamente amministrati e spiegati come orizzonti relativi e non necessari del mondo reale psichico e psicosomatico.
Tale è il mito dell’androgino, il mito di Er e in molti tratti la favola di Eros e Psiche. Il perchè è molto semplice: tutti questi modi del mito del pensiero o della religione hanno una cosa in comune, tendono ad occultare la teoria della metemsomatosi, l’intuizione della paideia e la capacità metamorfica dell’ipostasi Psiche. Mi spiego: il mito di Er è l’emblema della teoria della metempsicosi di origine orientale e si è dimostrato che questa non è storicamente reale perchè i Pitagorici professavano la metemsomatosi cioè una sorta di principio di Lavoisier “tutto si trasforma e nulla si distrugge”.
L’androgino che attacca l’Olimpo per spodestare Zeus è una favola di divulgazione popolare coniata per i presuntuosi e gli arroganti del regime del periodo in cui Platone viveva. Si ricordi che lo stesso Platone era cugino di uno dei tiranni del tempo e che appunto ne disprezzava i costumi politici. A riprova di questo, c’è il fatto che la paideia come via di ritrovamento della saggezza divina durante la vita umana era la pratica interscuola adottata e consaputa nonostante i diversi approcci presso le diverse scuole di pensiero. La favola del tardo Apuleio su Eros e Psiche si dimostra legata, nella sua pedissequa enunciazione delle condanne di una Venere gelosa e nelle astuzie dei rimedi adottati da Psiche e dai suoi alleati dei, ad una decadenza della filosofia e della saggezza mitologico-estatica greca e magnogreca (provate e in crisi dopo l’eccidio dei pitagorici e attratte dal potere della romanità e dal carisma del cristianesimo nascente, cfr. Varrone) intese come processi di ricerca del Sè ossia dell’Essere divino nell’uomo-donna:”Anch’io sono di stirpe divina”era scritto sulle laminette auree più volte rinvenute in tombe dell’Italia Meridionale(cfr.pag.315 della “Paideia” di Jager ed.La Nuova Italia)
Cioè pur concludendo con la divinizzazione di Psiche, la favola nulla ci dice delle sue radici oltremondane e della sua già coincisa identità divina con Eros (come troviamo in Plotino),mentre aggiunge con l’idea di Psiche gravida di Eros una qualità generativa nella sfera del vivente umano-divino che il dio Eros fino allora (cioè al tempo storico-mitologico della favola stessa) sembrava non avere (cfr. Newmann).
Eros infatti veniva descritto molte volte come assistente agli atti generativi degli dei e degli esseri umani.
Dobbiamo allora ricercare più approfonditamente, nelle scuola dove sembrano essere proliferata la quasi totalità delle radici della cultura occidentale, il senso di Psiche. Queste scuole che si presentano tali, stando alle scoperte archeologiche più recenti sono appunto quella di Pitagora, Telete, Parmenide, Eraclito, Anassagora e altri presocratici. La scuola di Pitagora nel Sud Italia sembrò però essere di grn lunga la più nota e versatile di tutte le altre. Si può facilmente verificare che Pitagora coniò (secondo i frammenti che si hanno della sua filosofia) molti dei termini poi entrati in uso nella cultura occidentale: cosmo, numero, filosofia , monade, matematica, ecc.
E’ interessante notare che presso la filosofia di scuola pitagorica, Psiche era identificabile con numero, monade, amore, armonia e soma. Ora, se noi diamo alla capacità generativa delle parole un senso di significativa sapienza delle cose e del mondo, possiamo arguire che Pitagora cercava di creare ed otteneva in qualche modo nei suoi discepoli una notevole curiosità verso la conoscenza del mondo. Cioè attraverso la organizzazione iniziatica della sua scuola, attraverso la sua indubbia capacità dialettica o il suo carisma, otteneva un sano movimento delle coscienze verso la ricerca delle verità dell’Essere mondano. E’ chiaro che questa qualità è auspicabile in ogni maestro, in ogni psicoterapeuta ed in ogni essere umano. Ma non è chiaro come Pitagora e i pitagorici intendessero e adoperassero la visione psichica per scoprire, meditare e generare nuove idee in tutti i campi dello scibile. Perchè questo è poi il dato di fatto incredibile anche secondo Schödinger: essi furono tra quelli di tutte le scuole dell’epoca che scoprirono più verità reali circa il mondo umano e naturale e cosmico. Quindi il segreto degli antichi maestri che crearono le radici della cultura occidentale sta nella loro capacità di visione del Reale Ontico.
Democrito, Eraclito, Talete, Pitagora, Anassagora, Parmeniche , ecc. avevano tutti uno sviluppato senso della visione psichica unito ovviamente ad una ottima esperienza di vita.
Per capire che cosa visionavano e come possiamo chiederci quali mitologemi seguivano. Ad es. è più sicuro che i maestri di cui sopra, seguissero la paideia di Mnemosyne e delle laminette orfiche piuttosto che la tragedia di Edipo Re. Il mito culturale, iniziatico della dea Mnemosyne introduce direttamente, consapevolmente e quotidianamente alla teoria delle immagini ossia di tutto il mondo invisibile dentro l’universo fisico. Ma tra il fisico e lo psichico non c’era iatus bensì continguità naturale come ci mostra l’evidenza che nella stessa scuola pitagorica si coltivazze l’astronomia insieme alla filosofia meditativa. La conferma dell’importanza di Mnemosyne e della sua via delle immagini tesa a ritrovare il senso situato della visione divinizzante l’essere umano, ce la danno tutti gli umanisti della cultura europea dal ‘400 in poi.
Filosofi e studiosi come Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola adottarono una teoria per la visualizzazione mnemonica di immagini associata alle varie nozioni della cultura o sapienza del loro tempo. Questa teoria era denominata da alcuni mnemotecnica. Credo che l’associazione tra Pitagorismo, Mnemosyne, mnemotecnica, umanesimo e valore delle immagini e dei miti per la fenomenologia della terapeutica e della conoscenza psicologica, sia sfuggito persino agli iniziatori delle moderne tecniche di rilassamento, di yoga, di training autogeno, di immagogia e non ultimo dell’associazionismo immaginativo. Sto parlando di Jacobson, dei vari maestri occidentali di yoga, di Schultz , di K. Thomas, di Freud e Jung. C’è un motivo per cui la relazione tra la capacità di visione dei filosofi presocratici e la moderna tecnica della psicologia-psicoterapia non è balzata all’evidenza degli iniziatori delle varie scuole. Il motivo è la guerra. Sia la prima che la seconda guerra mondiale che tutte le altre guerre, succedutosi nella comunità internazionale conseguono l’obiettivo di censurare, rimuovere e scindere l’intelligenza umana volta all’autentico progresso civile: alla civiltà della Psiche in Amore e Conoscenza ecosistemica. Per questo Freud e Jung e Adler e tutti gli iniziatori europei e statunitensi non hanno potuto cogliere il senso della saggezza delle radici della cultura occidentale. Sembra di essere al cospetto del ripetersi di un ciclo ancestrale di distruzione e ricostruzione del senso della vita. Sembra di essere al cospetto di una tendenza tanatica altrettanto potente di quella erotica ma secondo il mio punto di vista così non è. Mi spiego: la tendenza all’autorganizzazione già insita nella materia fisica propende per la organizzazione di un principio coerente e finalistico alla vita nella biologia (Maturana e Varela) e nei vegetali, ancora è evidente che l’identica tendenza all’autorganizzazione nella fisica delle particella (cfr. E. Schrödinger) crea l’istanza autorganizzatrice della psicosomatica e quindi della energia-forza psichica. Questa tendenza potrebbe essere la risultante del muoversi originario di un principio o legge universale che i Greci chiamavano Eros, che i cristiani chiamano Dio, che i Native Americans chiamano Manitù, che gli Induisti-Buddisti chiamano Brahma, e che ogni altro popolo chiama con la propria lingua risuonando comunque il senso del divino.
Credo che per semplicità scientifica, la sfera d’azione di questa tendenza autorganizzatrice nell’essere umano, possa chiamarsi Psiche.
Quando noi ipostatizziamo la Psiche come una entità reale (perchè è un’entità energetica reale) stranamente o naturalmente otteniamo dei vantaggi fisiologici in termini di salute psichica o psicosomatica; esattamente come quando ipostatizziamo realmente l’Eros in quanto via divina nell’essere umano ossia saggezza dell’essere divino (Ontosofia) che guida l’io nei sentieri della vita.
Se assumiamo, invece, che Eros e Psiche siano solo maschere ossia immagini non reali, non abbiamo spiegato il principio di autorganizzazione della stessa materia nè il principio della volontà d’amore, della voglia di fare il bene e quindi il principio dell’evoluzione della specie secondo Darwin.
Dobbiamo allevare, coltivare il migliore per migliorare la specie. Orbene, Diotima, la sacerdotessa che nel Simposio di Platone, si dice aver istruito Socrate stesso nelle cose d’amore, ci rivela in qualche modo di non essere una maschera (cfr. Galimberti) bensì di essere stata una reale saggezza vissuta per due motivi: uno, ha salvato gli ateniesi dalla peste, due, ha edotto Socrate nelle cose d’amore e Socrate era ritenuto il più saggio nell’Atene del suo tempo, quindi Diotima ha educato e realizzato in Socrate la saggezza d’amore-anima (se teniamo presente tutta la relazione che c’è tra Daimon, Eros e Psiche). D’altra parte anche se ritenessimo Diotima una metafora di qualche realtà psicagogica o paideutica che accadeva a quei tempi tra le sacerdotesse e gli iniziati alla filosofia (come Temistoclea per Pitagora) non alieniamo il senso del simbolismo di un Eros pedagogico e terapeutico consono alle tradizioni mistico-religiose ed essoteriche divulgate presso tutte le comunità e i templi di Grecia e Magna Grecia.
In altre parole Diotima realizza l’idea della «coniuctio» o dell’«agape» tra l’Eros-Therapon e l’Erota-Filosophorum, cioè tra l’amore che cura e guarisce e l’Eros che ama e coltiva l’amore per la saggezza e la conoscenza. Possiamo ritrovare in diversi altri autori classici la relazione tra Eros, Psiche e Terapeia, Sophos (saggezza) e il “conosci te stesso” dell’Apollineo-Dionisiaco tempio di Delfi. A noi psicoterapeuti odierni interessa sapere che, all’origine della cultura occidentale esisteva l’idea e la pratica dell’amore-anima terapeutico cioè tradotto in linguaggio a noi congeniale l’amore autentico della psiche opera terapeuticamente la salute psichica e psicosomatica(ama il prossimo tuo come te stesso). Possiamo chiederci: perchè in più di due millenni non è rimasta reale questa idea terapeutica fondata nell’amore-anima ed è invece passata imprimendosi nella socio cultura umana un’idea banalizzante e meccanicistica della psiche, dell’amore e della terapia? Evidentemente la risposta è che la guerra psichica e fisica è prevalsa nella storicizzazione dell’autentica cultura dell’essere umano.
I pitagorici furono perseguitati ad esempio come gli ebrei e come tutte le società ed etnie che hanno osato nel corso della storia contrapporsi con un senso di civiltà reale superiore alla civiltà dominante. Ma l’istinto all’ordine, all’armonia, al bene e alla psiche rinasce sempre e attende sempre alla riedificazione dell’amore per la verità, per la vita sana, per l’essere psiche, per la luce della saggezza umana. La tendenza ad una civiltà dell’essere è fondante rispetto alla civiltà dell’avere (cfr. E. Fromm e A. Maslow).
Un esempio di clinica psicosomatica riferibile all’amore terapeutico mi è occorso ultimamente con una mia assistente psicologa.
Questa donna, di 40 anni, aveva da tre giorni un dolore persistente nella sede dell’ovaia destra. Me ne parla prima di una seduta di coppia in cui doveva coadiuvarmi come assistente in training. Io prendo atto della cosa e lì per lì non faccio alcun commento. Durante la seduta, però, preciso il senso dell’Eros-Therapon, dell’amore terapeutico nella situazione particolare che occorre tra i due coniugi che mi avevano richiesto la psicoterapia. I due utenti si ritrovano in un più alto significato psico-esistenziale della loro unione. Conclusasi la seduta, comincio con l’assistente l’abituale supervisione della dinamica del setting. Ad un certo punto ho la percezione che il suo dolore all’ovaio non c’è più. Faccio una domanda diretta all’assitente psicologa: “non è forse passato il tuo dolore all’ovaia destra?” Lei, manifestando una lunga pausa di meraviglia, risponde dopo essersi guardata dentro: “sì, è vero, non sento più niente” e poi “ma come è successo?” Si può ben capire che la remissione sintomatica pur nel suo contenuto di evidenza soggettiva ha tutto il valore scientifico di un atto terapeutico riuscito. Per spiegare io riprendo alcuni passaggi esplicativi dell’Eros terapeutico attivati nel setting e dico che l’intenzionalità dell’Ontosofia Picosomatica si sviluppa attraverso la sfera d’azione naturale di amore tra i viventi che è attivata in una coscienza matura in visione psicosomatica. Essendo questo uno dei tanti eventi di remissione sintomatica che, intenzionati dalla mia presenza, accadono sistematicamente durante le sedute di Ontosofia Psicoterapica, personalmente non sono più sorpreso da questa psicodinamica naturale del benessere. Semmai mi sorprende il fatto che molte volte le persone che ricevono questa evidenza durante la seduta di Ontosofia Psicoterapica, magari rispetto a sintomi anche più gravi di quello citato, non la assumano come direttiva di coscienza etico-personologica duratura nel resto della propria vita.
Cioè mi meraviglia che gli esseri umani dimenticano facilmente o rimuovano coscientemente la psicodinamica del benessere attuato e ricadano nei circuiti di una coscienza psicosomatica alienata. Essi ricominciano a pensarsi nella solita maniera errata con la scissione mente-corpo tipica di un proprio sistema di riferimento familiare, scientifico, culturale, religioso, ecc. Questo mi rende evidente che una tradizione millenaria di alienazione psicosomatica sopravvive nell’io umano obnubilando le radici sane storico-filosofiche della coscienza psico-erotica dell’uomo occidentale. La guerra omicida e l’Eros rinascente restano due dinamiche opposte e presenti nel genere umano. Io non credo propriamente che il problema sia dovuto ad un istinto di morte esistente e contrapposto in natura ad un istinto di vita, bensì che l’Eros-Psiche non vissuto e coscientizzato totalmente nella propria vita, rimosso dalle varie socioculture religiose e non, determini l’alienazione quotidiana per allarmare la realtà dell’intelligenza vivente alla necessità del ritorno al proprio senso originario. Un amore tagliato fuori dalla potenzialità psicoterapica sua naturale, attraverso un’alienazione millenaria, genera l’odio, la malattia e la guerra e infine la morte come conclusione di un circuito alienante da cui l’io volontariamente imprigionato non vuole usciere.
Se ricominciamo noi psicoterapeuti a riaffermare nella cultura umana un diritto alla Psiche come possibilità di Eros terapeutico, amore che attua l’armonia delle sfera d’azione socio-culturale dalle radici generative del divino Eros cosmogonico dei Greci europei, ci riguadagnaremo, giorno per giorno, la sanità felice di noi stessi e dell’umanità a noi riferentesi. La casistica risolta dall’approccio dell’Ontosofia Psicoterapica può essere un contributo valido alla riconsiderazione da parte della coscienza scientifica odierna del valore reale dell’Eros terapeutico, dell’amore che cura come principio in atto dell’essere umano.Mio figlio Iori-Felice in conclusione di una conferenza sull’amore alza la voce e fa una domanda-affermazione a me rivolta: “allora sei tu Eros?!”. Ed io: “Sì, io sono ciò che tu sei: l’essere psiche che ama e il sogno reale della materia.” L’io Psiche è l’Ontosofia, la saggezza dell’Essere. La saggezza d’amore dell’essere umano è il frutto di cui è gravida la terra del prossimo terzo millennio: Ontopoiesi Viscerale.
L’Essere Io Reale, Io Reale Ontico parla e fa continuamente l’atto dell’esistere individuo dalle viscere del senso psicosomatico (engastrimyuthoi= voce dell’ anima viscerale o sintesi olistica del cervello enterico viscerale cfr. M. D. Gershon).Si spiegano così, i risultati, clinici di remissione sintomatica sia spontanea che ottenuta ne setting dei diversi approcci terapeutici basati sulla psicosomatica, le neuroscenze, il comportamentismo, cognitivismo, l’ipnosi,il tarantismo e la danza musicoterapia, il body-work e tutte le terapie basate sui chackra o sui centri energetici della corporeità umana e oltre. In sintesi nella recente terapeutica si sta inevitabilmente emancipando il significato antico, etimo, originario di therapeia come rispetto del dono autorigenerante che l’Essere ha in Sè e dal profondo atto della propria intelligenza rigenera l’ armonia psicosomatica: Ontopoiesi Viscerale oltre ed entro ogni didattica, tecnica, metodologia terapeutica.
Questo è uno dei sogni , manoscritto nel 26 Ottobre 2000 in cui pre-vedo la pubblicazione in italiano di un articolo circa la scoperta di M.D. Gershon nella rivista Focus di Marzo 2001, ma già nel 1990 pubblicavo “Sogno e cancro in Sigmund Freud ” (Dream and Cancer in S. Freud), quindi una monografia che dieci anni prima della pubblicazione di M. D. Gershon (1999), dimostrava, la completezza e la maturità dell’intuizione che avevo della Psiche Visceralecome fenomenologia non conteggiata
dalla cerebralità di “Testa” del riduzionismo medico-psichiatrico-psicologico.Naturalmente l’applicazione clinica della stessa intuizione Ontopoiesi Viscerale come facoltà individuata nell’essere umano psicosomatico mi guidava già da circa quindici anni prima: in conclusione sono venticinque anni che applico nella mia clinica psicosomatica quell’intuizione di cui sopra risolvendo la più svariata casistica sintomatologica e ultimamente mi è capitato di constatare risolto persino il Morbo di Crohn (caso di cui pubblicherò a breve).
copyright by F. Palmirotta aggiornamento del 13/11/2004