alcune esperienze in Musicoterapia Psicosomatica

io

La mia esperienze con la Musicoterapia psicosomatica, riguarda il mio sistema osteoarticolare. Oggi ho 37 anni, quando ne avevo 12 mi venne diagnosticata una scoliosi cervicale, dorsale ( con fulcro nella 7° vertebra), ed una lombare. Questo ha portato una asimmetria del bacino che risultava presentare la cresta iliaca sinistra più alta rispetto alla destra. Cifosi ed una spondilosi che creava l’usura della cartilagine vertebrale e dei dischi. Tutto questo mi procurava dolori continui h24 e costanti sia alle ossa che ai muscoli, che soffrivano della errata postura.

Gli ortopedici, i lionesi, mi prescrissero un busto ortopedico intero, rigido ( resina) che mi sostenesse fino alla mandibola, poggiava quindi fin sotto il mento. La prescrizione era per 2 anni e avrei dovuto portarlo tutti i giorni tutto il giorno, notte compresa, potendolo togliere soltanto un ora al giorno, che di solito coincideva con il momento della doccia. Inoltre sostenevano che con il tempo sarei comunque peggiorata.

Così feci, portai il busto giorno e notte per 2 anni. I dolori erano anche peggiori adesso vista l’aggravante dell’immobilità e tutto il resto che possiamo mettere in secondo piano. I primi tre mesi la mia statura si elevò di 5 cm e stavo evidentemente dritta. Contemporaneamente praticavo nuoto e ginnastica correttiva. Dopo i due anni di prescrizione, lo tolsi e mi accorsi che avevo sofferto invano. I dolori erano gli stessi, la curvatura invariata, l’asimmetria era tale e quale, i cm di altezza, li persi immediatamente, in più avevo i muscoli perennemente infiammati, infiammazioni continue al nervo sciatico e valgismo alle ginocchia. A tutto questo ed al dolore, mi abituai devo dire presto, tanto che speravo di non provare mai un giorno senza dolore, perché altrimenti non avrei potuto riabituarmi ad esso. Cosi gli anni passavano ed io non mi sono mai sentita “l’invalida” che non poteva fare qualcosa altrimenti sarebbe rimasta bloccata con la schiena, continuavo a fare tutto quello che mi passava per la testa, comprese scalate montane durante le campagne geologiche ai tempi dell’università. Devo dire che, invece è capitato, che le persone a me più vicine, mi abbiano messo addosso questo senso di invalidità, impotenza o peggio ancora di paura di restare bloccata. Ma io ho sempre risposto “ me la vedo io”. Ed effettivamente, me lo gestivo abbastanza bene, lo sopportavo essendo io una persona contraria ad ogni tipo di farmaco compresa l’aspirina. Ogni tanto qualche massaggio.

Periodicamente arrivava il “salvatore” di turno che si entusiasmava prendendola come una sfida e mi diceva : adesso ci penso io, risolvo tutto. L’ultimo fu un osteopata che una domenica d’estate, ero ormai adulta circa 25 anni, mi fece sdraiare su un tavolo e comincia la sua digitopressione con risultati terrificanti, ovviamente per me. Il dolore cominciò a dilatarsi, mi prese tutto il corpo, dentro e fuori, fino a provocarmi tremore negli organi interni, abbassamenti di pressione, nausea.

Da quel momento decisi di considerare la mia condizione come “ definitiva” e giurai che mai più nessuno avrebbe cercato di “aggiustarmi”. Alle’età di 34 anni, “approdo” a Solinio Village, una delle sedi della scuola di Ontosofia Psicosomatica e Musicoterapia. Comincio così la mia formazione con Franco Palmirotta.

Io credo che la salubrità di un posto, dipenda oltre che dalle caratteristiche fisiche, da altri fattori, come le persone che vi abitano e le attività che vi si svolgono. In un luogo dove, per credo di vita, tutte le attività sono tese al mantenimento ed alla produzione di Armonia, questa non può che amplificarsi come energia attiva e attivante e diventare di giovamento a tutti coloro che si recano in quel posto, anche se nella maggior parte dei casi di questo non si ha piena coscienza. Quindi fu la commistione di luogo, aria, formazione e il dato di fatto reale che, dopo il mio trasferimento, i “miei dolori” non erano più tutti i giorni e tutto il giorno, che mi fece pensare che la mia condizione tanto definitiva in fondo non fosse. Stavo visibilmente meglio, così, senza neanche accorgermene. Ma era fondamentale che io comprendessi il perché fosse avvenuto questo, inoltre repentino cambiamento. Cominciai così grazie agli incontri con il dr. Palmirotta, all’opportunità di essere presente ad alcuni suoi interventi con clienti, alle sessioni di musicoterapia, a prendere coscienza del mio Essere psicosomatico, di come funzionasse, di come interagisse con me l’esterno e di come interagissi io. Capitò diverse volte di partecipare ad un incontro di Musicoterapia Psicosomatica ed il risultato era sempre quello: seppure c’era qualche tensione, dolore all’inizio, durante la sessione o nel corso della notte, questo spariva. Vorrei descriverne una per tutte : da parecchi giorni avevo un forte.

dolore alla testa del femore ed all’acetabolo, la precisa sensazione che il femore dovesse staccassi dal bacino. Durante quei giorni mi ritornavano a memoria le parole degli ortopedici che sostenevano che sarei comunque peggiorata. Tutto questo non faceva altro che mettermi una grande sensazione di paura addosso, paura di camminare, paura che davvero si staccasse il femore e mi gettava dentro il dolore, mi faceva vivere quella sofferenza come una deficienza che non aveva altro effetto se non aumentare la patologia, alimentarla. Durante una sessione di Musicoterapia, il Dr. Palmirotta suonava il pianoforte, Mentre lui suonava io pensavo ai luoghi psicosomatici del corpo interferiti, percepivo come un fiume caldo fluire in tutto il corpo, saliva e scendeva continuamente, poi mi eliminò il dolore: prese tra le dita la zona dolorante e fu come se tolse un velo, qualcosa che non gli appartenesse, come se hai un velo sul volto che non ti consente di respirate. Non era accaduto un miracolo cattolico, ma una mirabilia si. Era stato riattivato, a seguito di un atto psichico voluto, di un’intenzionalità indirizzata ad un fine ben preciso, il mio principio auto poietico di ontosofia psicosomatica. Il mio organismo ricominciava a “suonare” secondo l’armonia naturale, senza dolore. I “ miei dolori” non erano più MIEI.

Quel dolore non tornò mai più.

DIAGNOSI PSICOSOMATICA ATTRAVERSO IL SOGNO

Secondo la concezione dell’Ontosofia Psicosomatica, l’onirologia è la ripresa di ciò che alimenta la vita attraverso l’ascolto della guida interiore che si manifesta nel Sogno. Il sogno è un insieme di immagini che si basano sull’esistenza di un evento luminoso. Perché si verifichi è necessaria una fonte luminosa che proietta ed uno schermo che riceva la proiezione, costituito dalla nostra psiche. Nel sogno si agisce. Da sempre il sonno ed i sogni hanno affascinato ed incuriosito l’essere umano. Se agli albori della nascita della cultura occidentale, questi erano considerati come messaggi della divinità e del maestro interiore ad ognuno e facevano parte della vita quotidiana dei singoli individui e della collettività ( polis), con il trascorrere dei secoli, la comparsa di dogmi religiosi, la divisione della Scienza che, da unica disciplina comprendente i saperi e la saggezza dei vari campi, viene divisa in tante discipline quante sono quelle dello scibile umano, insorge nell’uomo la paura dell’imponderabile, del non misurabile, del non tangibile che lo porta a trovare spiegazioni agli eventi che hanno l’esclusivo scopo di rassicurare sulla staticità degli eventi fino ad approdare al negazionismo. L’importanza del sonno e del sogno viene attestata dagli esperimenti di molti studiosi.

W. Dement, oltre gli studi sulla fase REM che dimostrarono ampiamente quanto questa sia fondamentale per l’equilibrio individuale ( le cavie private della fase morirono o andarono in psicosi), scoprì nei suoi anni di studio che quando il sonno scarseggia la prima cosa che viene a mancare è la motivazione interiore ad ogni essere umano. Egli sostiene infatti che alla base della creatività, i pensatori, devono possedere, oltre le conoscenze, una motivazione interna sostenuta dalla capacità di trarre piacere dall’atto creativo ( W. Dement -il sonno ed i suoi segreti pag.361). questo per dimostrare che nel corso di una fase di deprivazione del sonno, le prestazioni di ognuno si riducono drasticamente. La produttività, intesa come capacità di portare a termine un progetto, è strettamente correlata alla quantità ed alla qualità del sonno. Vi è, quindi, una diretta rispondenza dell’onirico con il senso della vita quotidiana.

In un testo di Bertini e Violani, Cervello e Sogno, viene evidenziato come vi siano dei meccanismi a livello cellulare che intervengano nella regolazione  della fase REM del sogno.  Secondo il principio di OP, questi “meccanismi” intervengono nelle cellule dell’intero organismo. Durante le fasi REM ogni cellula è interessata nell’intervento di scioglimento dello stress accumulato durante il giorno e partecipa alla ricostituzione  della psicobioenergia dell’individuo secondo un’intelligenza multidimensionale.

Gli stessi autori sopracitati, riferiscono che le fasi REM, possono essere variate con l’intervento di farmaci colino mimetici o adrenergici. Ma viene tralasciato del tutto che il sogno, non è il risultato della materia, non può essere infatti riprodotto in alcun modo con eventi materiali o con la somministrazione di catecolamine. Continua così la riduzione dell’Essere psichico dell’uomo. Questa tipologia di mentalità meccanicistica viene riscontrata anche in altri autori come Desoille nella sua opera “ teoria e pratica del sogno da svegli guidato” dove si evince il limite della medicina riduzionista quando definisce “astrazione” la nevrosi psicogena. Come dire che la psiche non genera alcuna nevrosi e queste compaiono in individui che manifestano una predisposizione. Ma Desoille, contraddice se stesso. Da un lato scrive un’intera opera per dimostrare che il sogno guidato da svegli risolve alcune nevrosi e che quindi la nevrosi è psicogena e si risolve con un’azione psichica; dall’altro asserisce che la psicosi è un’astrazione. Questi casi di contraddizione sono, purtroppo, molto frequenti nella letteratura scientifica. Basti ricordare il caso di Leonardo Ancona, considerato uno scienziato di chiara fama nell’ambito della psicoanalisi, membro della Società Psicoanalica Italiana, che afferma in “ La mia vita e la psicanalisi” pagina 457,  a proposito della capacità psicofisica individuale di rigenerazione:

la correzione di un franco stato psicosomatico in alcun modo si può correggere spontaneamente, sotto la spinta della Vis Medicatrix Naturae; ed è impossibile per le procedure terapeutiche, attualmente conosciute, che al massimo possono raggiungere un contenuto parziale e precario, cioè sintomatico, delle manifestazioni cliniche. “

E continua a pag 458 con una evidente contraddizione, affermando che:

“ per questo anche la terapia psicoanalitica delle somatosi si incontra con formidabili resistenze. H. Rosenfeld ( 1978) ha detto di aver dovuto fare 18 anni di trattamento intensivo per risolvere una psicosomatosi; rispettivamente un tentativo di aggredire la malattia attraverso l’ipnosi di profondità è riuscito, ma solo facendo precipitare il paziente in una psicosi florida….”. Quindi secondo Ancona, non esiste la vis medicatrix naturae o quantomeno non è responsabile della guarigione di malattie psicosomatiche, e neanche la psicoanalisi funziona. Nell’unico caso di disturbo psicosomatico da lui conosciuto, afferma che il paziente, nonostante i 18 anni intensivi di psicoanalisi, non solo non ha risolto la sintomatologia, ma è “precipitato in psicosi”. Da notare che Ancona chiama “tentativo riuscito” una grave conversione sintomatologica del paziente, che lo ha portato a precipitare ( termine utilizzato dallo stesso Ancona) da un disturbo psicosomatico ad una “psicosi florida”. E questo è alquanto grave per uno scienziato del calibro di Ancona, per come viene considerato dalla scienza ufficiale, confondere, dentro di sé, il concetto di risoluzione sintomatologica, con quello di conversione.

Continuando sempre nello stesso testo, a pag 459 afferma:

“ di fatto la malattia psicosomatica, una volta evocata, si auto mantiene e nella vita adulta, prende frequentemente un andamento progressivo in gravità. La sua guarigione immediata rimane comunque non spiegata dalle attuali conoscenze scientifiche, anche se una volta verificatasi, non risulta essere contro natura”

La contraddizione si fa sempre più rilevante considerando che, nel primo passo citato, sosteneva che la vis medicatrix naturae, non interviene nei processi di guarigione e qui sostiene che comunque sia, la guarigione non appare contro natura.

Il successo della psicoterapia si basa sull’autenticità dell’incontro tra il terapeuta ed il paziente. Qualunque terapeuta che non abbia maturato in sé la capacità terapeutica ( nell’originario senso etimologico del termine “ prendersi cura”), la propria dimensione psichica, il proprio essere psicosomatico, non è in grado di comprendere le capacità della psicoterapia. La psicoterapia apparentemente lavora con le parole, ma di fatto, utilizza diverse modalità di comunicazione, modalità psichiche, queste si trovano dietro le quinte delle parole. Comunicano il senso della psiche. Ho utilizzato questo metodo con i miei pazienti e non è necessario conoscere tutti gli avvenimenti, la necessità è quella di trovare un punto dentro di lui e che lui si renda conto che l’ho trovato, chiamiamolo anima, psiche, ma è una precisa sensazione. Questa sensazione è psiche e soma e sta dentro di noi.

La letteratura, dalla più antica alla più moderna, è ricca di esempi in cui il Sogno si manifesta ora come profetico, ora come contatto col divino o come intuizione. Ne sono un esempio il Somnium Scipionis o ancora il sogno intuitivo fatto da Kekulè che sognò la formula del benzene; o quello dell’archeologo Shliemann che sognò la città di Troia che avrebbe poi scoperto. In tutti i casi il sogno costituiva e costituisce un messaggio della Psiche destinato o al singolo individuo o ad una collettività Ecco perché gli antichi Maestri si servivano del Sogno quale intervento terapeutico. Lo stesso Ippocrate afferma nel libro IV o “ sui sogni”, del corpus Hyppocraticum che mentre durante il giorno l’anima non può essere pienamente se stessa,

“ ma quando il corpo riposa , l’anima, muovendosi desta, governa la propria casa e compie da sola tutte le azioni del corpo essa avverte tutte le condizioni fisiche del soggetto e le manifesta come immagini nei sogni”. Nei santuari di Asclepio ( il Dio greco della medicina) vi erano delle aree preposte, gli Asklepieîon ( grande dormitorio), dove venivano accolti i “ malati” che attraverso l’esperienza mistica del sogno sarebbero arrivati alla guarigione. La fase del sonno e del sogno rappresenta, quindi, il momento centrale della guarigione. Durante il sonno, grazie all’abbassamento di livello della coscienza ordinaria, si manifestava al malato il suo reale stato psicosomatico e questo viveva fenomeni di veggenza. Il momento della guarigione aveva ben poco a vedere con la medicina. Era piuttosto, un’esperienza personale guidata dal Maestro. Quindi il percorso che porta alla guarigione deve di necessità essere un percorso interiore, un percorso verso la conoscenza e la comprensione della psiche dell’Essere umano e su come esista e sia reale la presenza all’interno di ogni individuo, di un principio, il principio di Ontosofia Psicosomatica, che tende, secondo natura, al benessere psiche-soma nell’individuo. Artemidoro dà una definizione del sogno, quale “ un movimento multiforme dell’anima, che segnala i beni e i mali futuri” . Diogene Laerzio ci dice che per i Pitagorici i sogni sono dei messaggi inviati da esseri soprannaturali (cfr., VIII, 32). A testimoniare l’uso dell’onirologia quale metodologia terapeutica è anche uno scritto di Elio Aristide “ Discorsi sacri”. Il retore greco, nato nel 117 d.C., fu uno dei maggiori esponenti della “ Seconda sofistica” e, nella sua opera, fa un resoconto minuzioso del processo che lo ha portato alla malattia ed alla successiva guarigione. Dal retore stesso veniamo a sapere che, fin dall’inizio del suo affidarsi nelle mani di Asclepio, il dio gli aveva oniricamente ordinato, di tenere un registro di sogni. Anche allora ci si trovava a scontrarsi con stereotipi e paradigmi che tendono ad isolare ed estraniare, chi pensa e sceglie qualcosa che non faccia parte degli usi, credenze e costumi “ di massa”. In un passo dell’opera leggiamo ” tra i miei amici alcuni ammiravano la mia tenacia, altri invece mi accusavano di lasciarmi troppo condizionare dai miei sogni in tutte le mie cose, altri ancora mi tacciavano di vigliaccheria perchè non mi lasciavo operare e neppure consentivo l’impiego di medicamenti; per canto suo il dio continuava a tener duro ordinandomi di sopportare qualche situazione, perchè così facendo mi sarei salvato: le sorgenti di quel flusso umorale si trovavano verso l’alto e quei tali giardinieri non sapevano affatto attraverso quali canali bisognava istradarlo”.

Negli anni, il mio studio sull’intelligenza onirica, mi ha portato a verificare quanto l’onirologia psicoterapica fosse  una metodologia che permetteva di accedere immediatamente alla saggezza di ogni singolo individuo. Il sogno è infatti un evento dell’interiorità umana e costituisce una intelligenza reale sia nel campo psichico che somatico. Il sogno è un messaggio della psiche che vuole restituire all’individuo, la propria coscienza psicosomatica che corrisponde al benessere. La psiche è un medium dell’Essere. È il senso dell’azione, il senso della vita e durante il sonno ricostituisce se stessa per essere ritrovata nello stato di veglia. La psiche va concepita per ciò che è: il principio animante l’Essere umano, dotato di una sua intelligenza che, naturalmente, tende al benessere psicosomatico. La mancata consapevolezza di questo meccanismo, impedisce alle singole individualità, la ricostruzione continua ed autorigenerantesi, del proprio Essere Psicosomatico, determinando l’insorgenza di stati di malessere e disarmonia che non sono naturali. Il sogno è una via attraverso la quale vengono date, all’interessato, le coordinate per la ricostruzione del proprio benessere; una via che porta alla realtà di sé, al proprio Io ontico reale. Quando un Io virtuale alienato si sostituisce nell’individuo, a quello Reale, è come se quest’ultimo, non essendo più il “padrone” della psiche umana, continuasse ad esistere parallelamente all’individuo, accanto a lui. All’Io Reale è rivolta la continua attenzione del terapeuta, durante le sedute è solo ed esclusivamente a lui che si rivolge, guidando lo stesso paziente alla riconquista di se stesso. Nel momento in cui un Io virtuale alienato prende il posto di quello Reale, si diviene vittima di una fitta rete di circostanze e condizionamenti apparentemente invisibili, ma non per questo inesistenti, non si è più padroni di se stessi, ma si “viene agiti “ da qualcosa  di estraneo alla propria naturalità.

La consapevolezza dell’evento onirico come messaggio della nostra psiche, apre nuove porte che collegano l’universo psichico alla realtà ordinaria. questo incontro diviene catalizzante di senso di realtà. Lo psicoterapeuta, attraverso l’onirologia rende manifesta la coincidenza della corporeità con l’evento psichico. L’Io ontico prova il continuum tra psiche e soma e lo manifesta come effetto psicosomatico positivo. Questo viene registrato dalle cellule del corpo e si manifesta come “ buona salute” . L’intero processo diventa un dato scientifico inoppugnabile perché ha creato delle modificazioni organiche e somatiche verificabili, a partire da un evento psichico.

La metodologia scientifica dell’Ontosofia Psicosomatica, attraverso l’onirologia, restituisce all’uomo il proprio Essere libero da condizionamenti e paradigmi, il proprio Essere reale. Il diritto inalienabile dell’Essere umano di vivere una vita sana in armonia con se stesso e con gli altri, una vita realizzata in ogni campo, và difeso e rispettato oltre ogni credo religioso, politico, sociale.

Ritengo che i sogni precorrono certi eventi psicosomatici e gli uomini non se ne accorgono e non gli danno alcun valore. Continuano a dormire senza sognare o a sognare senza utilizzare realmente il senso perchè la ragione dell’uomo non è in grado di coordinarsi con l’Autentica Intelligenza ontica, inconscia, onirica.

( F. Palmirotta – Sogno e cancro in S. freud).

 

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

indexCosì cita l’Art. 32 della Costituzione Italiana. Sono un genitore, un educatore, un formatore uno psicoterapeuta che ha risolto casi clinici difficili ad eziologia non solo psichica ma anche somatica organica ma soprattutto sono un filosofo, un libero pensatore!!
Bisogna riproporre nelle coscienze umane il senso dell’essere, la categoria filosofica pedagogica scientifica e artistica sociale ed ecosistemica dell’essere …di quale essere ? Dell’essere terra dell’essere acqua come componente biochimica viva dell’essere umano e di ogni vita sulla terra. Questa è ontosofia: questo sapere autorganizzativo dell’ecosistema nella dimensione biologica chimica fisica e quindi psichica. Alla base dell’autopoiesi di maturana e varela nobel prize e del DNA watson e Crick scoperta sostenuta da Schrodinger
Il senso reale dell’essere da Parmenide, Pitagora, Ippocrate all’acqua come purezza di sorgente necessaria per la salute umana ed ecosistemica. È su questa innata capacità che interviene il principio di OP creando le condizioni affinchè l’intenzionalità ontopoietica, realizzi nell’organismo l’informazione di sana crescita psicobiologia, il terapeuta, musicoterapeuta o psicoterapeuta è un tramite tra l’informazione ed il paziente.Oggi tutte le energie vengono riversate in un evento detto “ progresso” che sembra autogestirsi, che è irrefrenabile ma non si compren de bene la direzione verso cui corre. Diventa l’ovvia giustificazione a qualunque dubbio si possa avere sulla giustezza di un’azione. La scissione psiche corpo si fa sempre più netta ed il corpo diventa meccanismo della mente. L’Anima, l’Essenza dell’Uomo, poiché è non tangibile, non misurabile, non catalogabile viene annichilita e ridicolizzata perché considerata inconsistente. Dei dolori e dei crimini psichici non si ha traccia, perché non si possono radiografare. Gli si dà importanza soltanto quando, degenerati, vengono trasformati ( perché così è, vengono trasformati da un insieme di fattori appartenenti ad un sistema che ha le fondamenta sbagliate) in malattie mentali e passate d’ufficio allo psichiatra. L’uomo è stato privato del diritto ad avere la sua psiche sana in un corpo sano.
E questo lo dicono i fatti, il numero di persone che soffrono di disturbi psichici o psicosomatici aumenta in modo esponenziale e questi disturbi cominciano fin dalla più giovane età. Parte della medicina ha addirittura tradito se stessa, rinnegando le sue origini, dimenticando la antica concezione olistica dell’uomo, di come era la psiche il soffio vitale animante l’uomo, spingendosi sempre oltre nel suo riduzionismo. Si abbracciano i principi delle filosofie orientali, ( ottime per l’oriente, ma non per l’uomo occidentale se non come secondo approccio, infatti non a caso si svilupparono lì) e non si conosce l’origine della corrente occidentale. Fortunatamente non sempre. Ma di fatto viene celata e negata all’Essere umano la possibilità di stare bene con le sue sole forze.
L’ eccessiva vivacità dei bambini ( che ormai se non si trovano a scuola si trovano davanti al computer o alla TV ) la loro giovane ed primaverile energia che non hanno modo di incanalare in attività creative, sport, attività sociali, viene “catalogata” come ADHD              ( disturbo dell’attenzione e dell’iperattività) e curata con farmaci che provocano la morte entro 10 anni dall’assunzione. E tutto questo è legale ed è anche dichiarato nei bugiardini dei farmaci! Questo perché il ritmo frenetico non dà più il tempo di arrivare a scoprire la causa che porta l’insorgere di determinate dinamiche. Le soluzioni di comodo che mirano a sedare i sintomi credendo di eliminare la malattia. È come dire che se un cadavere è ben occultato e non verrà alla luce, non è stato commesso alcun omicidio.
Responsabili sono anche tutti quei sistemi che detengono, classificano, etichettano la diversità, l’aberrazione, la cronicità di qualunque male senza indagarne il perché e l’itinerario che ha costruito la deficienza civile o creativa, la logica del dissenso e dell’incongruita, la catena dell’antisocialista e della perversione. L’effetto viene punito, ghettizzato, incarcerato, ospedalizzato perché non c’è tempo per ricostruire tutto quel percorso che l’alienazione ha fatto in quell’individuo o nella collettività, ma soprattutto perché quella deve restare invisibile, sconosciuta, incurabile: il diavolo deve esistere per giustificare il latrocinio degli amministratori del santo e del giusto; e la malattia deve esistere per sostenere il business del farmaco e l’inquinamento quello dell’antinatura umana.

Ecco la medicina che tradisce se stessa:
Scegliero’ il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio
Mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale
e non prenderò mai un’ iniziativa del genere;
Non opererò neppure chi soffre di mal della pietra, ma cederò il posto a chi è esperto di questa pratica. In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi ad ogni offesa e da ogni danno volontario
Se adempirò a questo giuramento e non lo tradirò, possa io godere dei frutti della vita e dell’ arte, stimato in perpetuo da tutti gli uomini; se lo trasgredirò e spergiurerò, possa toccarmi tutto il contrario. [ Giuramento di Ippocrate ]

Vedere ontosoficamente

 

 

“Sei la nostra speranza !”mi dice la figlia di un malato terminale di cancro. Io esclamo qualcosa come :”no ti prego non pensare così di me , non sono padreterno!” lei incalza, mi dice: “no non preoccuparti non sentirti questo carico …non è un carico che voglio darti !! È solo che tu sei una speranza per noi !”
e io non so se piangere o ridere :”perché io!?”
Non è poesia non è per romanzare o piacere letterario che scrivo queste note ma è per capire io stesso perché , per fermare un senso che viene spesso rimosso dopo che il malessere viene risolto ma anche dopo la morte!
Io mi chiedo perché non vengono ancora eliminate le cause di tante malattie !
Io mi chiedo e chiedo a tutti perché esistono le cause delle malattie e… Non datemi risposte che non funzionino adeguatamente e immediatamente nella pratica terapeutica !
Perché non mi servono : non servono a nessuno!!!
Quando faccio terapia io metto in cantiere tutte le ipotesi di causalità e di cura per eliminare il sintomo d’ingresso ! Ma constato che in molte pratiche terapeutiche c’è una subdola rassegnazione che s’infiltra tra paziente e terapeuta e che fornisce la scusa e l’ologrammazione psicosomatica a quella strana idea scontata del ” non si può fare più niente: è finita!” Ed è allora che vince l’impotenza ….si determina l’annullamento del potenziale di guarigione! Sono stupido , sono pazzo?
No! La mia logica scientifica è crudele , la mia filosofia terapeutica, la brama di scoprire, sapere , conoscere, è molto crudele in me !!! In questo mondo epocale dove tutto è ormai inquinato , dove il benessere sembra più un sogno incosciente e irrealizzabile , effimero quanto un attimo di pensiero silente annichilito nella teoria inutile dello spazio-tempo, io sto chiedendomi :”perché il cancro, perché il male e…percome risolverlo eliminarlo!” Ed io sono vivo e non ho un cancro e sono uno psicoterapeuta! Perché !?
Una collega psicologa e fisioterapista:”La malattia esiste xché non siamo capaci di vederla se non quando altera le nostre cellule o, peggio, quando un medico o uno strumento ci dice che non siamo più sani. La malattia esiste xché non sappiamo psicosomaticamente cos’è essere sani. Questo fa parte di quella ingenuità stupida che comunque è una tara x la coscienza. E questa è già malattia!”
Allieva:”è un discorso molto complesso che diventa molto semplice se, dentro, l’individuo si sente forte di sè.
quando sono stata male la prima volta, ed avevo un segno fisicamente visibile che c’èra qualcosa che non andava e ancora prima quando non c’era il segno esterno ma avevo dolore non mi ha mai sfiorato il pensiero che potessi stare tanto male. oggi penso che  il mio sentire era falso e basato forse sulla speranza di stare comunque bene, ma non era un atteggiamento consapevole, non ero cosciente di questo pensiero. Di certo non ho mai pensato di stare male anche se stavo male. era come se la cosa non mi riguardasse. devo dire che ancora oggi mi sento così.
forse alla base di tutto questo in realtà c’è la paura. non è che la malattia non la senti o non la vedi, perchè se hai dolore e il dolore non è passeggero sai che c’è qualcosa che non va. il problema sta forse nella paura non consapevole di ciò che quel segnale vuole trasmettere e nel non volerlo affrontare e allora non ci pensi, lo valuti diversamente …. non lo vedi per quello che è e infine lo subisci. “

Ontosofia nel mondo

senza titolo1Quando si percepisce una dimensione di senso che pur essendo presente nella realta’ , non ha ancora trovato una frequenza di comunicazione nella quotidianita’ scientifica o nella sociocultura e magari nel senso comune, nel dialogo e anche nella chiacchiera della gente del proprio tempo, si cerca in buona fede di connotare e denotare, definire , in qualche modo la quiddita’ che si percepisce. questo modo di fare potrebbe usualmente nei diversi campi del sapere generare un glossario. ma mi sono reso conto che a volte i glossari sono campati in aria” come per esempio quelli dei romanzi di fantascienza anche se poi quei termini strani e di rocambolesca fattura pian piano entrano nel linguaggio comune e a volte la fanno da padrone spodestando persino termini, frasi o giochi di parole che prima esprimevano piu’ o meno lo stesso concetto in una determinata lingua . Senonche’ assistiamo anch,e a volte, ad una suppurazione di significati che da piccoli gruppi anche poco intellettuali, ma comunque carismatic,i nella popolazione o quantomeno subliminalmente supportati da poteri forti nel campo della comunicazione , che annientano seppellendoli definitivamente i significati vitali, naturali di certe parole che …scompaiono dai dizionari dal lessico, dal senso comune , dalla sociocultura di massa. una simile cosa e’ accaduta alla parola ontosofia . e cosi’ il senso di saggezza venne perso e seppellito nel vasto impero della cultura occidentale. Perche’? nessuno si e’ premurato di chiederselo, rispondere, cercare, trovare. io col team della nostra Associazione di Ontosofia Psicosomatica , l’abbiamo fatto e…i risultati ci hanno sconcertato!! Abbiamo capito perche’ certe parole sono rimosse , represse nel senso e nell’utilizzo comune anche internazionalmente : abbiamo ricongiunto l’anima epistemica a quella etimologica…l’abbiamo ritrovata nei suoni dei primi movimenti dell’aria flautata nei meati guttoro-labiali..nei germogli sorgivi delle immagini , simboli, sogni della nostra Psiche…o…di chi abita il pneuma..le viscere , il metabolismo della vita ..della nostra vita. E, stiamo ancora meditando da umili figli di questa Terra inquinata e dilaniata dalle mistificazioni alienanti dei ” semi” reali delle parole …della semantica trasformativa e non , della intenzionalita’ ontopoietica, stiamo cogitando sulla necessita’ urgenza di riprendere il valore della categoria kantianamente parmenidea dell’essere in se’ perdutosi nell’amletica aporia annichilente l’anima umana “essere o non essere : questo e’ il problema!”. Cosi’ abbiamo dimostrato attraverso l’utilizzo clinico delle vibrazioni e delle parole , risolvendo sintomi d’ingresso alla terapia, che la psiche esiste e non e’ solo umana bensi ecosistemica. Ma c’e’ una giusta avvertenza da fare : la nostra e’ una squisita ricerca – ritrovamento di carattere si scientifico ma qualitativa, se non altro perche’ una ricerca quantitativa in questa collusa mentalita’ accademica non puo esserci finanziata..forse sara’ ai posteri l’ardua sentenza . Intanto sappiamo di aver fatto del bene psicosomatico che alcuni “grandi” Come Freud, Jung , Adler ed altri nel campo della terapia non hanno potuto svolgere pur con mezzi e poteri piu importanti dei nostri.

Può darsi che ciò di cui si partecipa con emozione nei romanzi o film di fantascienza sia solo quello che la mente dell’universo sta creando attraverso anche la tua curiosità o il tuo dubbio circa la sua reale esistenza….può darsi che nell’essenza tutto si può o si possa dare con la stessa facilità con cui le dita del musico scorrono sulla tastiera o tra le corde creando dall’infinito una alboreale armonia e così, pizzicando l’in sè curitas dei piccoli io umani, li coinvolge nel coro di quegli angeli di senso che preziosi ingioiellano i crini volteggianti nell’eterno …di quel faccione ridente che immaginiamo essere il vetusto Signore che ci ha creato …e…giusto per non offendere alcuno, diciamo pure che il suo ologramma artatamente laserizzato da uno o più dei nostri formidabili pensieri coscienti, ha invaghito le menti più ingenue sperando che tutti , buoni e cattivi ci mettiamo subito a lavorare insieme per salvare le nostre e altrui vite insieme a questo pianeta che abbiamo inopinatamente disastrato!

Il software e l’hardware dei cellulari e di ogni tecnologia di quest’epoca si evolvono ogni giorno , acquisiscono nuove funzionalità per interagire con la realtà di tutte le cose della terra-universo . Ma nessuno più sa e si accorge che stando alla legge scientifica che sostiene (come nel caso dei filamenti di graphene nelle nebulose galattiche) che non si può scoprire ciò che già non esiste nell’universo, dobbiamo pensare attraverso una reale filosofia scientifica , quale entità o monade contiene già quelle scoperte software o hardware e se non sia il caso di bussare con umiltà scientifica alla porta di quella entità per chiedere d’integrare il senso di ogni scoperta con il valore mathetico della saggezza infinita di ogni frammento di ondicella cosmica vivente e non!

Forse a qualcuno sta balenando l’idea che l’anima contenga ogni risposta? Dite a quell’uno allora che è anima il fondamento di ogni pensiero scientifico chiamato da ogni scoperta e che, anima è ciò che muove le dita robotiche dal software invisibile …perché anima lascia sempre la libertà di tornare in sè ad ogni esistenza pensante anche quando ella è assisa nel dubbio inutile del punto di non ritorno!

Diamoci lo spazio e il tempo per viverla e ritrovarla adesso in ogni giorno e, Anima dell’Essere ci rivelerà l’alpha e l’omega di ogni scoperta del piccolo giocoso io umano per la sua necessità di relazione col Tutto. In quest’epoca dove la maggior parte dei governatori delle nazioni hanno dimostrato l’immaturità distruttiva di inquinare, incendiare, desertificare, guerreggiare per eliminare la vita umana e alienare le coscienze dal senso-valore della biodiversità ecosistemica noi tutti possiamo ancora scegliere per cambiare i destini deficienti, possiamo volere la felicità dell’amore anima del tutto in questa Terra!

Congresso 2005 REINAISSANCE II for the third millenium

480533_3596967768413_774133340_nL’esperienza da me intrapresa oltre venticinque anni fa insieme ad un gruppo di psicologi, psicoterapeuti e persone appartenenti a vari ambiti scientifico-culturali mi ha portato a  riconoscere la presenza di una relazione significativa dal punto di vista scientifico sul piano psicosomatico, del rapporto che intercorre tra visione, produzione di immagini, anche oniriche, ed eliminazione dei sintomi di una patologia. Questo ha un po’ sorpreso gli “addetti ai lavori” e con loro si è spesso dibattuto sulle diverse posizioni filosofico-intellettuali assunte nello svolgimento della ricerca scientifica. Per una visione più chiara, bisogna intendersi sul significato di sintomo e soluzione del sintomo, quindi sui tanti aspetti e sfaccettature della emergente psicologia trans-personale, nuova branca della psicologia che a mio parere fa un passo in avanti a quella che attualmente è la psicoterapia,  la fenomenologia e sicuramente la psicoanalisi. Si coniuga alla psicologia umanistica in quanto la psicologia dell’essere manifesta comunque un’apertura verso il trans -personale, sia dal punto di vista teorico che clinico. Prendendo ad esempio la pratica musicoterapica, che in Italia è un po’ un fanalino di coda, negli Stati Uniti è invece una pratica esistente e praticata da 50 anni con ottimi risultati. Stiamo cominciando a capire che l’immagine è una forma di energia e quindi dinamica. Questa intuizione ci viene continuamente alterata, ma anche se così non fosse, se non ci fosse alcuna alterazione, allo stato attuale non sappiamo come interpretare le nostre immagini oniriche, le nostre intuizioni, le idee, ogni forma di visione che nasce nella nostra interiorità e non sappiamo come e perché riportarle nel nostro quotidiano. Paradossalmente, invece,  introiettiamo in noi tutte le immagini che ci provengono dall’esterno:  pubblicitarie, i film, i fumetti, i giornali. In realtà  constatare quanto sia ricca di senso energetico  un immagine interiore, constatarlo durante un setting psicoterapico o musicoterapico, è qualcosa straordinario. Dà la possibilità di “vedere” come sia possibile fare del bene, migliorare non solo se stessi, ma anche gli utenti che hanno bisogno, il  vederli cambiare, cambiare nella loro sintomatologia, vedere scomparire un mal di testa, una sindrome premestruale, una sinusite, un dolore addominale, un’allergia, fino a malesseri anche più gravi, constatare che questo è possibile grazie a qualcosa che già lavora nell’individuo, che è già presente innata dentro di lui e che sta solo aspettando il momento giusto per tirar fuori la sua energia riarmonizzante, vi assicuro è un momento indescrivibile, almeno per i clinici. È qualcosa di maestoso, di meraviglioso. Assistere alla rinascita di una persona che capisce di poterlo fare da sé stessa in se stessa, maieuticamente, ricostruendo la propria armonia, la propria salute ontico esistenziale, è uno spettacolo che non ha termini di paragone….come vedere la terra dall’alto, l’alba, vedere un mondo sottomarino, sicuramente, per quanto mi riguarda è qualcosa di più, se non altro per la sensazione di consapevolezza che l’essere umano può trascendere qualunque tipo di ostacolo, qualunque tipo di barriera, può ergersi e rinascere con la dignità di intelligenza vivente in quel momento. Io vivo, io sono, esisto, perché non devo poter rimestere in senso autorganizzativo la mia materia come accade per gli animali e le piante che partecipano in un sistema auto poietico e riarmonizzante?

Il  concetto di autopoiesi cellulare non è stato coniato da me, ma da H. Maturana e F. Varela due biologi che condussero numerosi studi in campo biologico, medico e neurofisiologico, studi che li portarono a sostenere la teoria che ogni sistema vivente, compreso l’essere umano, sia un sistema auto poietico, con alla base la caratteristica del mantenimento della sua organizzazione di benessere ( omeostasi):

“ ….i sistemi auto poietici operano come sistemi omeostatici che hanno nella propria organizzazione la variabile critica fondamentale da essi attivamente mantenuta costante”( Maturana, 1975)

Ecosistemi come la foresta pluviale sono un sistema auto poietico, il pianeta stesso è un sistema autopoietico, questo spiega il noto fenomeno butterfly secondo il quale  Il battito di ali di una farfalla in un emisfero del pianeta, può provocare uragani all’altro capo del mondo. Per cui un evento avvenuto in un determinato luogo e circostanza, può manifestare i suoi effetti altrove.

Bene se questo è vero, ed è scientificamente dimostrato per il mondo naturale, perché non dovrebbe essere valido anche per l’essere umano e tutto ciò che lo riguarda, essendo anch’egli un sistema autopoietico? Come mai da centinaia di anni dobbiamo delegare la nostra spiritualità, la nostra salute, il nostro senso dell’io, il piacere di poterci percepire secondo orizzonti sempre creativamente nuovi? Quando si inizia un percorso psicoterapico, in esso è contemplato il fatto che ad un certo punto la terapia debba decadere in funzione di una vita felice e creativa. Tutto questo  riguarda il diritto ed il dovere di “Essere umani”. Diritto perché è logico e naturale l’uomo abbia il diritto di stare bene in salute e di vivere in armonia; dovere perché la conclusione o il fine ultimo non consiste nell’ avere un diritto alla salute, questa non può essere una pretesa, bisogna che ognuno la edifichi per sé. Qui subentra l’autoresponsabilità individuale all’armonia per sé  e la collettività. Facciamo un esempio: Se io compio un’azione di armonia ed educazione verso mio figlio, esprimo si un dovere di padre e mio figlio beneficia di un diritto, ma altresì mio figlio ha il dovere di rispondere alla mia azione con un’ azione altrettanto armoniosa, perché, se così non facesse, non perseguirebbe il suo diritto, vi andrebbe contro ed io non avrei una risposta alla mia azione di “ dovere” in senso di armonia ed omeostasi. In questo caso sono costretto anche io ad opporre un       “ no” alla comunicazione. Lo stesso meccanismo può essere riportato in un rapporto tra colleghi: se io ripongo la mia fiducia in una persona e da questo rapporto ricevo delusione, fastidio e tradimento di qualunque genere intellettuale o economico che sia, evidentemente al mio “dover essere” in quanto spostamento di un quantico di volume di energia armonizzante ( come svolgere delle attività insieme, costruire una casa etc..) che viene in qualche modo annichilito, assorbito e distorto, corrisponde  un danno che io subisco e la mia risposta sarà una “chiusura”. Allo stesso tempo chi compie questo gesto, sta privando se stesso di un proprio diritto-dovere e di una propria occasione di armonia. Intendo  dire che noi esseri dobbiamo  comprendere che tutti i grandi sistemi possono indicarci la via ma non possono sostituirsi a noi, nonostante noi siamo stati abituati a delegare il nostro spirito e la nostra salute, noi non possiamo essere sostituiti dal sistema sanitario, dalla scuola, perché è nostro diritto e dovere sapere le cose, informarsi  e crescere conoscendo. Superata  una certa età non ci saranno più le figure genitoriali, il professore a scusarci per gli errori che potremmo commettere nel parlare più o meno correttamente, nel rapportarci agli altri, nel guidare l’automobile; ognuno di queste figure tutoriali ha un tempo limitato, superato il quale ognuno deve tornare  nella propria individualità ontico esistenziale. Il senso della comunicazione attraverso le immagini, la visione è qualcosa di fortemente connaturato al senso umano. Di fortemente connotativo, le immagini che più ci influenzano sono quelle subliminali, non quelle che vediamo, ma quelle che ci attraversano subliminariamente. In alcuni studi di diversi esperti, si è notato come sia possibile per individui diversi avere le stesse immagini oniriche, fare gli stessi sogni. In fondo, se analizziamo, tutta la filmografia è basata su questo concetto. Come sosteneva Mc Luhan tutte le scoperte tecnologiche non sono altro che estroflessioni delle nostre facoltà ( Mc Luhan- strumenti del comunicare). Quindi in noi è presente da una parte una continua propensione a tecnologicizzare a estraporre, portare all’esterno le nostre facoltà, come nel caso del  telefono e l’orologio che  sono espressioni della nostra capacità uditiva e del nostro tempo; allo stesso modo dall’altra parte abbiamo necessità di rientrare in noi stessi, comprendendo tutte queste mega estroflessioni che tendono a togliere la possibilità di rientrare nel proprio senso comunicativo e meta comunicativo. Quindi noi abbiamo il dovere e diritto di indagine di ricerca, ma di una ricerca che trovi, non di una ricerca infinita e una ricerca non per trovare la panacea di tutti i mali o una fenice che ci dia dei poteri; noi abbiamo il diritto dovere di riassurgere a questo naturale e autentico potere meta comunicativo di utilizzare il reale senso-significato di psiche, di immagine, di visione  e di utilizzare la visione come una facoltà auto poietica ed autogenica; di utilizzare la parola e la dialettica in genere come espressione risonante e non riduttiva, come avviene spesso, dell’intero personologico che siamo. Tutto questo è necessario. Sicuramente a tutti è capitato prima o poi di annoiarsi in un salotto chiacchierino o nella chatt di un social network. Questo accade perché sono sempre gli stessi pensieri e gli stessi argomenti che ricorrono alternativamente. C’è sempre un impulso che ci porta a non essere “ridotti a qualche cosa”, ad essere incasellati; questo impulso ci viene dal nostro Io Reale e molte sono le  variabili, dipendenti ed indipendenti che ci costringono sempre a riaggiornare la mappa ed il valore di ciò che è psiche, di ciò che è soma. L’umanità è vittima di innumerevoli condizionamenti della moda del momento ad esempio la sigaretta i cui danni sono noti,  ma tuttavia diviene duro liberarsene. Credo sia necessario porre al centro di ogni indagine seria e reale la soluzione del sintomo di una patologia. Bisognerebbe porre questo assunto di base come fosse tessera validante e come simbolo di garanzia affinchè sia semplice evidenziare  la differenza che corre ad esempio tra una setta spirituale, che sostiene di aver trovato la soluzione a tutti i mali del mondo, ed una sana e autentica psichicità. È necessario che ci siano  dei criteri, non è possibile chiamarle diverse forme di comunicazione o sostenere superficialmente che comunque debbano essere consentiti altri modi di vedere; si, è giusto che vengano consentiti, ma non possiamo permettere che questi facciano perdurare l’alienazione, il malessere psicosomatico, altrimenti a che serve un umanità che soffre e fa soffrire a sua volta? Se è possibile evitare od alleviare un dolore, perché non bisogna farlo? Del resto perché è nata la psicologia? Perché evidentemente un’intelligenza più vasta ha sentito il bisogno di dover avere una modalità espressiva più serena, armonizzante, autogena, personale, consona alla sua essenza, fondata su qualcosa che veniva declamata con certezza già 2500 anni fa da Omero, da Pitagora: la Psiche, ma che oggi, non è mai stata utilizzata. Noi parliamo di psiconevrosi, malattie psicogene ma curiamo gli eventi psichici con eventi materiali. In realtà non è corretto asserire che “curiamo”, perché effettivamente le statistiche dell’OMS smentiscono, affermando che le diagnosi di schizofrenia nel mondo aumentano e non vengono affatto curate. Per queste motivazioni  ho proposto di intraprendere uno studio, un accordo di ricerca, basato si sull’estasi, sulle manifestazioni spirituali più elevate, più compiute, più alte, ma anche sulle verità, sui fatti, sui risultati, sul lavoro clinico quotidiano, su quel lavoro certosino che a volte non viene riconosciuto avvalorato specialmente se non vengono utilizzati altri mezzi se non la stessa energia autogena ed innata, già presente nell’individuo. Altrimenti? Altrimenti lasciamo il mondo come sta e non pare sia tanto in armonia.

Ontosofia Psicosomatica: l’approccio terapeutico

Sono Psicologo-Psicoterapeuta, filosofo e artista, vivo nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia in una nicchia ecologica riconosciuta dal WWF come uno dei suoi centri di educazione ambientale. Mi piace l’equitazione naturale e spesso mi accompagno con i miei figli ed amici in lunghi e piacevoli trekking nella Foresta di Mercadante. Mi sono formato nell’ambito della Psicologia Umanistico-Transpersonale (Rollo May, Gordon Allport, Abraham Maslow, Carl Rogers, Victor Frankl, Thomas Gordon, Tony Sutich e  Stanislav Grof). Ho risolto diversi casi di sintomatologia psicosomatica (affezioni dell’apparato respiratorio, gastro-intestinale, cardio-circolatorio, cefalee, disturbi della sessualità): considero l’identità funzionale tra psiche e soma, quindi la prospettiva di Georg Groddeck e di Wilhelm Reich, che hanno introdotto il corpo nel processo psicoterapeutico.

La mia formazione, in seguito, si è ampliata alle correnti ecologiche e socio-sistemiche, tendenti fondamentalmente a ricomporre la dicotomia tra persona e ambiente, percepiti quali aspetti interdipendenti di una medesima realtà. Professionalmente, ho sempre mantenuto rapporti di stretta collaborazione e scambio scientifico con organizzazioni ed eminenti esponenti americani dell’Associazione di Psicologia Umanistica (AHP), ed ho potuto integrare tutta questa conoscenza e la mia esperienza clinica di psicoterapeuta in un approccio che considera le radici filosofiche della cultura occidentale, l’essere-anima-armonia di Pitagora, Alcmeone e i filosofi dell’area mediterranea, riscoprendo l’Ontosofia Psicosomatica (Parmenide, Clauberg, Genovesi), la saggezza dell’essere psiche-soma, cioè l’armonia ecosistemica, essere umano-Terra.

Il mio approccio terapeutico è centrato sulla persona e considero l’Essere Umano una totalità psicosomatica in relazione con l’ambiente, poiché l’individuo vivente trascende sempre un determinato meccanismo e l’impegno e l’attenzione per la natura passano necessariamente attraverso il rispetto di noi stessi. La trentennale esperienza professionale mi ha confermato che ogni persona contiene in se stessa le condizioni potenziali del benessere e della creatività: la pressione sociale e i condizionamenti negativi possono essere neutralizzati esplorando la propria interiorità, attraverso un percorso di auto-conoscenza che porta alla consapevolezza della realtà di un maestro interiore, l’anima del proprio Essere Umano, che agisce come un vero e proprio principio di auto-organizzazione della materia-energia intelligente che ama la vita sana e vuole l’armonia con la propria Terra Vivente. Il mio lavoro è finalizzato a rendere cosciente questo principio di saggezza, che esiste in ogni individuo sin dal concepimento, nel qui e adesso dell’esistenza, principio che agisce sempre, in ogni stato di coscienza, anche nei casi di grave dipendenza (da sostanze tossiche, sesso, lavoro, gioco, internet) o disturbi della personalità (disturbo ossessivo-compulsivo, depressione, attacchi di panico, ecc.), ma è necessaria la riattivazione di questa forza attraverso un cammino guidato da un clinico esperto (http://www.palmirotta.com/casi-clinici-risolti).

Non è eccessivo vedere in un individuo, in psicoterapia, la risultante di innumerevoli interazioni sistemiche, storiche, culturali, biologiche, materiali che scindono e isolano l’Essere individuo dall’armonia sapiente che pure continua ad operare, nonostante tutto, nell’universo. La caratteristica di ogni dominazione storica, intendo ogni egemonia culturale che scorpora (toglie corpo) e scinde il senso dell’unità dell’essere umano, è di creare frammentazioni dell’Essere vivente. Nel corso della storia la disgregazione schizofrenica è divenuta parte della stessa entità umana (si veda l’aumento silenzioso ed implacabile della schizofrenia nell’umanità, 46milioni di malati secondo le statiche OMS, The World Health Report 1997, mentre sono 450 milioni le persone che soffrono di un disturbo mentale o del comportamento secondo il Rapporto OMS sulla salute mentale del 2001), piuttosto che l’amore per la Psiche e il benessere che, pur essendo rimasti il motore immobile della dinamica della civiltà, sono costantemente soggetti alle tendenze disgreganti l’Essere Vivente.

Nell’antico mito di Eros e Psiche, alle radici della cultura occidentale, c’è la risposta al disordine della salute mentale e psicosomatica dell’essere umano. Ma è una risposta che va amministrata con saggezza maieutica (dentro di te c’è la realtà del tuo Essere-Anima), non con aggressività rivoluzionaria, bensì con aggressività vitale e intelligenza innovatrice, rispettosa del principio di auto-organizzazione della salute che ogni individuazione ha in sè. Il mito di Eros e Psiche rappresentava bene per i maestri dell’epoca, la via d’uscita da qualunque problema singolo o collettivo: non esistono principi opposti e inconciliabili, né nel singolo individuo, né nella Terra-Universo, tutto è Reale e questo tutto deve necessariamente osservare le leggi della vita sana, visto che noi siamo l’eccellenza di questo pianeta vivente. Eraclito parlava di enantiodromia come moto unificante dei principi opposti (amore-odio, ecc) e di composizione di correnti di pensiero provenienti dall’oriente e dall’occidente. L’idea fu lanciata sin da quei tempi antichi: è possibile unificare per ritrovarsi senso della Realtà, per poi partire nuovamente alla ricerca di un’ulteriore conoscenza. (http://www.palmirotta.com/ontopoiesi-viscerale).

Nella mia trentennale pratica terapeutica mi sono sempre avvalso di un range di terapie integrate che prevedono, dopo i primi incontri preliminari e terapeutici, se il caso lo richiede, psicoterapia di tipo residenziale e/o attività terapiche al di fuori dello studio di psicoterapia (ergoterapia, ippoterapia, vela terapia, arte terapia, cinema terapia). La mia metodica psicoterapica ha anticipato quelle che sono state le direttive dell’OMS dagli anni ’90 in poi per le patologie psichiatriche, da cui emergono tendenze inequivocabili per promuovere la salute mentale:

  • bisogna promuovere la partecipazione personale e incoraggiare lo sviluppo personale (Rapporto 2010 dell’OMS sulla salute mentale)
  • bisogna spostare l’assistenza dagli ospedali psichiatrici alle strutture di cura in comunità (Rapporto 2001 dell’OMS sulla salute mentale), riconoscendo l’utilità del coinvolgimento della famiglia nel trattamento delle patologie psichiatriche e degli interventi di tipo psico-educativo;
  • bisogna sviluppare modelli di riabilitazione basati sulla residenzialità e sul lavoro (Psychosocial Rehabilitation, a consensus statement, WHO, 1996);
  • bisogna sviluppare la qualità dei servizi di salute mentale e valutarla periodicamente (Qualíty Assurance in Mental Health Care, WHO, 1997);

su queste basi, ottengo successi terapeutici che certificano l’efficacia della metodologia, l’Ontosofia Psicosomatica, nel miglioramento/risoluzione/eliminazione della sintomatologia d’ingresso. La prima fase di contatto e d’incontro si attua giá attraverso l’anamnesi, come in medicina e in ogni scienza della terapeutica tradizionale; in questa fase valuto diversi piani: psicosomatico, delle relazioni psicosociali, ecosistemico, quindi propongo al paziente un cammino di autenticazione personologica. Autenticare significa fare attenzione autorisanante, seguendo il principio interiore, il principio della salute propriocettiva per autogestirla. Autenticazione da un lato, alterazione dall’altro,  in  mezzo  c’è  la persona  o la personologia: ognuno di noi è fra questi poli. Non  è  vero  che  esiste  il  male  e  il  bene, il divino e il terreno, l’angelo e il diavolo, per me le cose sono molto più concrete.  Come potrebbe essere altrimenti? Esiste  una  cosa  che  ti  porta  al  principio che  tu sei,  e  una cosa che ti porta dove tu non sei: c’è la  propria  realtà, la propria singolarità, la propria individualità, la propria situazione egoica, esistenziale, e  c’è  il  resto che non è. Il bello è che i passaggi sono impalpabili, i due  aspetti sembrano combaciare, l’unico  criterio  per  poter  distinguere  ciò che è da ciò che non è si può cercare nel proprio fondamento psico-organico, perché esiste una logica viscerale dell’essere. La profondità del senso del corpo è talmente importante che non possiamo fare a meno di considerare e valutare il fatto che noi nasciamo come corpo psichico.

Il mio approccio è l’Ontosofia psicosomatica: Con questo termine intendo la saggezza dell’essere umano in quando individualità psicosomatica, cioè il benessere stabile e duraturo dell’anima (psiche) e del corpo (soma) vidimato dalla soggettiva-oggettiva razionalità scientifica dei casi clinici definitivamente risolti.  L’Ontosofia Psicosomatica afferma il principio maieutico della Saggezza dell’essere vivente. Estendendo il quadro concettuale umanistico, ho sviluppato specificazioni applicative e una particolare modalità di “risonante empatia” in senso musicale e, realmente,utilizzo la musicoterapia e l’arte terapia sia per “intonarmi con” che per far sì che il cliente si sintonizzi con il proprio SE’(Io Ontico): quindi, entro in sintonia con il cliente e, così facendo, armonizzo l’essere-sinfonia del cliente con tutto il suo potenziale unico e creativo.

Mi avvalgo anche di altre metodologie per raggiungere questo risultato quali la film terapia (l’utilizzo del modulo cinematografico per coscientizzare e abreagire i condizionamenti alienanti che agiscono attraverso la fissità delle immagini socioculturali), la immagogia ontosofica (assimilabile a una tecnica di rilassamento corporea, talvolta con produzione di immagini liberamente prodotte, fino a raggiungere peak-experiences/esperienze estatiche), l’ontosofia onirica (diagnosi-terapia-strategia di autorealizzazione coniate dalla Psiche attraverso i sogni).

L’ontosofia psicoterapica adotta una metodologia maieutica nel senso di rispettare e accordarsi

con l’interiorità maestra del cliente in ogni decisione psico-esistenziale. Il terapeuta, cioè, “vede” la dinamica della maestria interiore e agisce psicosomaticamente per far rinascere il cliente nella sua unicità, rispettando i tempi della sua crescita individuale e storica.

ARTETERAPIA PSICOSOMATICA- Sophia, la saggezza dell’Essere Amore-Anima‏

Alla voce Arte il dizionario Lucarini (pag. 494 del I volume) non fa alcun cenno a Policleto scultore greco nato ad Argo intorno al 480 a.c. e morto verso la fine del quinto che invece è citato a pag. 667 sempre dello stesso dizionario volume VI, ma senza legarlo alla pre cedente voce Arte. Quello di scindere la continuità tra le intelligenze nel loro contributo alla civiltà autentica dell’ Essere Umano è un problema di molti dizionari storici, filosofici, scientifici, ed è il motivo di quella babele dei linguaggi che sin dall’esposizione che se ne fa nella Bibbia si rivela una condanna fomentatrice di guerre fratricide basate sulla mistificazione del significato naturale o semantica alie­nante dell’intelligenza vivente . Così l’arte risulta slegata dalla concezione dell’ Essere in quanto poiesis (generazione autorganizzatrice dell’ Essere Umano). L’arte risulta divisa dalla scienza, quando invece arte e scienza costituiscono una continuità necessaria nel processo di evoluzione dell’ Essere nell’Universo sempiterno. In un passo del convito platonico la possibilità di contenere nel concetto di poesia (poiesis) tutte le teknè per opera delle quali si produca il passaggio dal non essere all’essere era ancora presente nella coscienza degli intellettuali dell’epoca. Policleto, il più grande maestro della scuola Peloponnesiaca dell’ arte classica e, autore del trattato intitolato Canone attinse ai presupposti pitagorici della “simmetria aritmetica” intrinseca nella natura, a dimostrazione che ancora nel quinto secolo il concetto di arte, anche nel significato di teknè, era intimo a quella paideia ispirata e protetta dalle muse di Mnemosine che ancora nel Fedone muoveva Socrate nell’ affermare che la Filosofia è la musica più alta. Da tutto questo s’intende come l’evoluzione verso la virtù “Paideia” ispirata da Mnemosine, madre di tutte le Muse, attuata attraverso l’amore per la saggezza (filosofia) , praticata attraverso le varie teknè (scultura, pittura,…….) che convergevano nel significato di musica (attività governata e ispirata dalle muse), fossero complementari e necessari alla concezione di armonia matetica che Policleto poneva alla base dell’ arte classica e da cui Fidia, L’Iside,Michelangelo, Leonardo, traevano il loro senso di creatività artistica o di deità della mente del pittore (Leonardo citato pag. 493 vol. I del Lucarini). L’Arteterapia Ontosofica è psicosomatica in quanto coinvolge il soggetto o il gruppo in una dimensione psicagogica del proprio Essere e lo volge a recuperare i significati scissi dalle semantiche alienanti nell’evoluzione unificata di arte e scienza in quanto principio di saggezza autopoietica. L’arteterapia in questo modo riconcede le sue radici storico-filosofiche attuando nel processo della “cura” (clinica) quella continuità tra anima e corpo, tra poesis e teknè, tra deità e pratica naturale della vita che ogni individuazione sa in qualche modo presente intimamente. Ontosofica. L’alienazione nell’arte e nella terapeutica possibile attra­verso essa è il risultato della perdita o rimozione della coscienza odierna di artisiti e scienziati delle radici storico-filosofiche e ontopoietiche del senso artistico in quanto valore psicosomatico. Fortu­natamente esperienze come quelle di Federico Zeri (il famoso critico d’arte) che, percepiva il falso artistico di una statua del museo Getty attraverso un senso di repulsione e malessere psicosomatico come il suo collega B.Berenson (cfr. il periodico della “Macchina del tempo” pag. 87 dic. 2005 n.12 annoVI vespina edizioni srl), affermano ancora oggi che la sensibilità psicosomatica dell’ Essere Umano è ancora presente e oltretutto necessaria per validare o negare la verità o la falsità dell’ arte . D’ altra parte è evidente che sia nella scienza che nell’arte si promuovono o si assumono opere e personaggi chiaramente schizofrenici, come modelli senza che una sapiente coscienza critica possa valutarne il risvolto positivo o negativo nell’educazione alla sensibilità o per risanare la vita psico-fisica. A che pro osannare Van Ghog , Picasso, o tanti musicisti che propongono la loro nevrosi e sofferenza psichica attraverso la repitività concertistica delle loro opere musicali, (si confronti la filosofia di Glen Goud a proposito, il grande concertista si ritirò per non riproporre la ripetività programmatrice nel pubblico). La fruizione dell’opera di un autentico maestro può curare la psiche e il soma e illuminare lo spirito.

Qualunque grande artista ha da proporre, attraverso la sua opera, un intenzione di crescita. Michelangelo voleva dire a Papa Giulio II “ Vedi che Mosè era un uomo che disprezzava il potere della legge, del codice, pur ritenendolo opportuno; invece la Chiesa apprezzandolo lo fissa dogmaticamente nei fedeli, nei credenti” quindi il profeta Mosè viene recuperato secondo una indicazione di libertà umana ancora possibile in prospettiva. Ogni intuizione religiosa o laica ha il dovere morale di introdurre i codici o le leggi nell’umanità solo per una motivazione psicagocica creativo dell’ essere umano: unicamente per evolvere lo spirito creativo della civiltà umana, non per creare degli adepti ciechi e sordi, automi programmati al non-essere.

L’artista Michelangelo cerca di far intuire che la libertà dell’uomo è ancora possibile attraverso l’opera di un uomo saggio nella sede giusta. Allora questa intenzione travalica i secoli e le opere di questo artista passano di generazione in generazione senza tramontare mai perché sono, con­figurano nelle forme le intenzioni di libertà, i valori, l’antico naturale dell’uomo. Naturalmente questa potrebbe essere l’intenzionalità ontica che io vedo nelle opere di Michelangelo.

A dimostrare che il senso del bello esisteva già presso i pitagorici ed era in qualche modo connesso con la virtù e la musica riporto da Pitagorici testimonianze e Frammenti Fasc. III a cura di Timpanaro Cardini , pag 331, “ Dalle Sentenze Pitagoriche di Aristosseno. Diceva che il vero amore del bello sta nelle attività pratiche e nelle scienze; perché l’amare e il voler bene hanno inizio dalle buone usanze e occupazioni, così come, dalle scienze ed esperienze, quelle belle e d oneste amano davvero il bello; mentre ciò che dai più e detto amore del bello, cioè quello che si manifesta nelle necessità e nei bisogni della vita, è, se mai la spoglia del vero amore.

Nella concezione scientifico filosofica della scuola pitagorica in Magna Grecia l’anima armonia era un’insieme di suono-sono (sound-being) progettato dall’intelligenza universale in funzione dell’individuazione vivente. La conoscenza dell’ordine del mondo coincideva con l’assimilazione dell’anima al divino attraverso la Mathesis intesa come Conoscenza per eccellenza che racchiudeva in sé tutte le Scienze  oltre quelle matematiche come l’Astronomia, la Musica, la Cosmogonia. Mathesis come “principio Matematico in quanto  Armonia del Cosmo” nella antica concezione della scuola pitagorica. Conoscenza che, altro non era che una reminiscenza, un sapere cui si attinge solo attraverso se stessi, perché in se stessi è contenuto. Attraverso la Mathesis si arrivava alla conoscenza di quell’antica armonia che univa il cosmo all’anima; mentre la privazione della Mathesis ( αμαθιά) conferisce all’individuo una certa pericolosità e come afferma Platone ne “lettera settima “ la amathìa (ignoranza) è il: “ terreno su cui ogni male degli uomini attecchisce e fiorisce, per produrre infine un frutto ancora più amaro per coloro che lo hanno seminato”

Rispetto all’io ontico l’anima-armonia è la ricomposizione attraverso l’estasi immagogica della realtà ontico universale (gioia, felicità, amore della vita spirituale nel cosmo).

“23. Pitagora e Filolao dissero che l’anima è accordo ….. dicono infatti che l’anima sia una specie di accordo perché accordo è mescolanza e composizione di contrari e il corpo è com­posto di contrari. – e ancora in nota nella stessa pagina – 23. harmoniam : armonia nel senso di accordo . …armonia ì rapporto di numeri” accordo musicale esteso per analogia a tutte le cose le quindi anche all’anima. “(cfr. pag. 179 Pitagorici, testimonianze e frammenti a cura di M. Timpanaro- Cardini ed. La Nuova Italia 1962)

“…i Pitagorici, per la purificazione del corpo ricorrevano alla medicina, per quella del­l’anima alla musica. . . Pitagora attribuiva somma importanza alla catarsi…. Cosi chiamava l’arte del guarire mediante la musica.“

L’idea dell’Armonia Cosmica venne introdotta dalla scuola di Pitagora nell’enunciazione della dottrina dell’anima con la distinzione tra “ terminato e interminato”. Filolao, discepolo di Pitagora e contemporaneo di Socrate, riporta nel suo scritto :” Circa la Natura e l’armonia”

“ L’Essenza delle cose, che è eterna e la stessa natura, ammettono conoscenza divina e non umana; oltre che non sarebbe possibile che alcuna delle cose esistenti venisse da noi conosciuta se l’essenza delle cose di cui consta il cosmo non fosse insieme di cose terminate e cose interminate. Poiché i princìpi non nacquero simili né omogenei sarebbe stato impossibile creare con essi il cosmo, se non fosse intervenuta Armonia, qualunque sia stato il modo in cui essa è nata”

( Pugliese Carratelli, Megale Hellàs, UTET)

Plotino ne ” Le Enneadi” così enunciale motivazioni che muovono  l’amore tra uomo e donna :

“L’amante [… ] ha qualche reminiscenza della bellezza, ma, poiché essa è trascendente, non sa comprenderla, mentre rimane attonito dinanzi al fascino delle bellezze visibili. Bisogna perciò insegnargli a non lasciarsi attrarre da un solo corpo, ma a pensare a tutti i corpi, mostrando che la bellezza è identica in tutti e differente da essi, che essa viene a quelli da altrove e che «si manifesta» di più in esseri differenti «dai corpi» come nelle belle occupazioni e nelle bene leggi ‑ e così lo si avvezza a trovare l’oggetto dell’amore in esseri incorporei ‑ come pure nelle arti, nelle scienze, nelle virtù. Poi bisogna fargli vedere l’unità (del Bello) e insegnargli come si forma; indi salire gradualmente dalle virtù all’Intelligenza e all’Essere; e quindi percorrere la via superiore. L’anima che si volge verso l’alto è l’intelligenza; quella che si volge verso il basso è il complesso delle sue potenze che variano a seconda della sua discesa… Ma forse quelle che abbiamo chiamato parti inferiori dell’anima sono soltanto una sua immagine”



ψυχή – ( Psiche) Il Soffio vitale

” Di fronte a un sogno vero io provo la stessa emozione, la stessa visione che lo scultore, l’artista prova di fronte un blocco di marmo da scolpire, da cui trarre l’anima nella forma ottimale da realizzare. Il sogno però dura un attimo, una notte…ma la scultura di quell’anima, per un terapeuta della psiche, può durare anni o tutto il ciclo di una vita: com’ io sono un maestro dall’anima, così l’artista trae dalla pietra la forma che le è intima. Io non sono maestro di quell’anima, bensì l’idea dell’anima è maestra in me e per me…perché quella forma già realizza…e come lo scultore, io attendo fedele maestria interiore di un volo nell’esistenza. Di un passo dell’Essenza. Nel silenzio molte volte trasformo la materia della vita nell’anima che vi è infusa e invisibile motiva intensamente la sua unica realtà sotto gli occhi ingenui dell’io bambino in ogni luogo.”            ( F.Palmirotta)

Il diritto inalienabile dell’Essere umano di vivere una vita sana in armonia con se stesso e con gli altri, una vita realizzata in ogni campo, và difeso e rispettato oltre ogni credo religioso, politico, sociale. La psiche va concepita per ciò che è: il principio animante l’Essere umano, dotato di una sua intelligenza che, naturalmente, tende al benessere psicosomatico dell’individuo. L’importanza fondamentale che lo stesso Ippocrate dà alla psiche come regolatrice delle condizioni fisiche del soggetto, è chiara sin dall’inizio della sua opera quando afferma che:
“ la composizione dell’anima è analoga a quella di tutte le parti del corpo, del quale anzi è parte essa stessa.”( Corpus Hippocraticum).
Continua individuando nello πνεύμα la causa di tutte le malattie:
“È evidente che in tutte le malattie i fiati esplicano una funzione fondamentale, tutto il resto è causa concomitante ed accessoria, mentre ho dimostrato che questa è la causa delle malattie. Ho dimostrato che il πνεύμα è il fattore dominante sia nelle altre cose sia nei corpi degli esseri viventi. tutte le malattie hanno identiche manifestazioni, ma il luogo fà la differenza: perciò sembra che le malattie non si somiglino in nulla, data la diversità dei luoghi. In realtà una sola è la forma e la causa stessa di tutte le malattie”
πνεύμα (pneuma) inteso come soffio vitale, principio fondamentale di vita, che permea sia il creato che l’uomo che di esso è parte. Presente in tutte le culture di tutti i tempi : “Spirito” per i latini, “Prana” per gli hindu, “Qi” per i cinesi, “Ki” per i giapponesi, la “ vis medicatrix naturae” l’intelligenza innata del corpo, il “ balsamo interno” descritto da Paracelso. Pneuma per indicare l’anima del mondo, Logos come principio razionale di ordine cosmico. Di derivazione etimologica dal verbo “Pneo” = respirare. È infatti il respiro che fa di noi esseri viventi.

Oltre che nella testa, la sede della psiche era riconosciuta presso diverse culture, come sede di un’anima vitale, il ventre. Nella antica concezione ebraica il termine “anima vitale” veniva identificato con ruah ( R. B. Onians – le origini del pensiero europeo) che viene più volte citata nell’Antico Testamento da Giobbe e da Ezechiele.
Fin dai tempi dei babilonesi il ventre veniva indicato come la sede delle emozioni più profonde e dei nobili sentimenti come la pietà intesa come pietas, compassione.
Gli arabi identificavano questo “spirito vitale” che abita il ventre con il termine Gann. Questi erano responsabili dell’amore e della profezia. I Settanta ( i primi autori delle varie versioni bibliche), per indicare la concezione ebraica della capacità profetica legata al ventre, utilizzavano il termine di εγγαστρίμυθοι. Di derivazione greca, il termine indica : “ la divinazione (μαντεία –mantéia ) dal ventre (γαστήρ – gaster) ”e così, nell’Antico Testamento spiegavano la figura del Profeta che mangia la Sophia, che ingerita andava nel ventre. Engastrimite venivano chiamate le sacerdotesse di Apollo che si narra profetassero emettendo suoni dal ventre, venivano poi raccolti dai sacerdoti uomini. I greci conferivano grande importanza a questi spiriti nel ventre che costituivano la “psiche profetica”. Nel santuario di Apollo a Delfi, la divinazione era affidata ad una sacerdotessa, la Pizia. Fu con lo sviluppo delle varie confessioni religiose, dei loro dogmi e del concetto di “punizione divina”, che la zona del ventre, da secoli e per secoli considerata sede della vita, della forza procreativa, della rigenerazione dell’uomo, venne demonizzata, fino ad essere considerata la sede delle più basse pulsioni e dei più biechi istinti. La parte malata dell’uomo, la parte da “correggere” da dominare, da reprimere e imprigionare. Ma le recenti scoperte scientifiche sembrano riportare un po’ di luce e dignità. Risale al 1999 la scoperta, da parte di un professore della Columbia University, M. Gershon, di quello che lui chiama il secondo cervello. Il secondo cervello viene chiamato anche “ cervello viscerale” o enterico grazie al suo posizionamento : l’intestino. Si stima che disseminati nella parete intestinale vi siano circa cento milioni di neuroni, che sono in grado di elaborare dati indipendentemente dal cervello cefalico. Questo enorme numero di neuroni è di molto superiore a quello presente lungo il midollo spinale e dimostra che, il cervello viscerale, ha un’attività predominante su quello cefalico con il quale comunica continuamente. Il cervello cefalico è un elaboratore dei dati che provengono dall’intestino. La prova di questa comunicazione è che se da un lato lo stress può creare dei disturbi intestinali, è altrettanto vero che disturbi intestinali agiscono sulla variazione dell’umore. Si stima che il cervello viscerale elabora il 90% dei dati totali che raggiungono il cervello centrale.
Un dato fondamentale è che, secondo gli studi di Gershon, il 95% della serotonina presente nel nostro corpo, viene prodotta nel cervello viscerale che quindi assume un valore decisivo nella regolazione dell’umore, gioia, dolore e il ritmo veglia sonno. Il secondo cervello quindi non digerisce soltanto il cibo, ma anche le emozioni e gli stati d’animo.
Al cervello viscerale, sono affidate tutte le decisioni “inconsce”, spontanee, quelle appunto che generalmente si definiscono “ di pancia”. Questo è influenzato dal cervello cefalico, dall’ambiente esterno, dal cibo e influenza, a sua volta, l’encefalo, il sistema endocrino e quello immunitario. Molti sintomi psicosomatici, come la sindrome da colon irritabile, o malattie più gravi come quelle legate alle immunodeficienze, non sono altro che comunicazioni difettose tra i due cervelli, secondo l’ipotesi della presenza di un asse “pancia- testa“ ( Gershon- the second brain). Secondo Gershon, il cervello viscerale interviene anche nella degenerazione di malattie quali il morbo di Parkinson e Alzheimer. Se fino a poco tempo fa era sconosciuta la causa per cui, nei malati di Parkinson e di Alzheimer, oltre ai sintomi neurologici e scheletrici, si manifestassero delle importanti alterazioni nella propulsione del contenuto fecale, oggi, con la scoperta delle interazioni tra i due cervelli, non è più così. È infatti stato dimostrato che la stessa lesione rinvenuta nei tessuti delle cellule nervose dell’encefalo, si ritrova nelle cellule nervose del cervello viscerale, tanto da causare una “demenza enterica”.

Quando parliamo di psiche, intendiamo oltre che un soggetto, una realtà, una storia. Continuare nella separazione della psiche dal corpo o, peggio ancora, negarne in casi estremi l’esistenza, concorre a estraniare la psiche dal senso di realtà e la realtà dalla psiche. Questa dicotomia è responsabile del crescente aumento di disagi psicosomatici. Ecco perché è fondamentale il recupero delle origini della nostra civiltà, della nostra scienza, il che non vuol dire tornare indietro, non vuol dire regredire.

La psiche si cura con la psiche. La psiche cura la psiche.